In tanti ci chiediamo, che cosa avrebbe scritto Giovanni Testori davanti all’emergenza che stiamo vivendo? Ci sono tante sue pagine che aiutano a vivere questo momento. Cominciamo da questa, che è tratta dai “Promessi sposi alla prova”. È il finale, in cui il Maestro, spiega ai suoi attori/protagonisti quale sia il possibile senso di quello che hanno attraversato, esperienza della peste compresa.
Il 16 marzo sono ricorsi i 27 anni dalla morte di Testori: questa sua pagina, come tante altre, conferma quanto le sue parole siano preziose per il nostro presente.
IL MAESTRO – «Cari, cari ragazzi! Così, ecco, così, come nelle scuole d’un tempo! Anzi, di tutti i tempi! Due parole. Soltanto due. Qui, su quel ramo; ma anche, altrove; lontano; ovunque; proprio, ovunque, ecco, ovunque, sull’immensità sterminata della terra, può nascere, sempre, qualcosa come un chiarore, una luce, un’alba…
Guardate: dietro i monti, i nostri, sì, i nostri, il cielo si sta facendo d’un rosa tiepido e pudico. Piano piano la luce rivela tutte le rive; e, sulle rive, i paesi, i campi, le strade. Uno a uno, sorgono dalla notte i campanili, le cascine, anche le più solitarie e disperse…
Voi, superata questa lunghissima prova, trarrete dal vostro amore una nuova, grande famiglia. Come attori, non solo a voi, ma a tutti, cosa può dirvi, congedandosi, il vostro vecchio maestro se non che, superata questa lunghissima prova, potete andar pel mondo, costruire altrettante compagnie, diventar, ecco, voi stessi maestri… Ve n’è bisogno. E voi, adesso, siete pronti. Se, poi, nella vita o qui, sulla scena incontrerete, com’è giusto, difficoltà, dolori, ansie e problemi, battete alla sua porta. Battete con volontà, con fede, con forza, con amore. Lei, v’aprirà».
TUTTI GLI ALTRI – «Lei chi?».
IL MAESTRO – «La speranza».
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