La diffusione del Coronavirus è stata una “esperienza drammatica” che, come ci ha detto l’arcivescovo di Milano, «ha sconvolto le forme del vivere, del lavorare, del celebrare, del soffrire e del morire, del fare festa e del prendersi cura: ha sconvolto la vita», gettando molti di noi nello sconforto e nella solitudine. Ma questo imprevisto negativo ha scosso la nostra creatività e sollecitato ad una risposta, un risveglio che ci ha sorpresi, forse più della pandemia stessa.
Si sono cosi generate in città relazioni tra l’amministrazione pubblica, le associazioni, i volontari, nello spirito di quell’alleanza auspicata da mons. Delpini che consente di superare appartenenze e paure: ciascuno a disposizione dell’altro, mossi dalla speranza. Tutti hanno lavorato insieme fianco a fianco condividendo i loro valori, “contaminandosi” e valorizzandosi a vicenda. In questi mesi di emergenza sanitaria i volontari si sono messi a disposizione per sostenere l’amministrazione nel far fronte alle tante esigenze che l’epidemia ha portato e sono nate molte attività per dare una risposta ai bisogni concreti delle persone più vulnerabili. Attività con al centro il bene comune, di tutti e di ciascuno.
L’esperienza cui abbiamo assistito durante il lockdown a Muggiò è il concretizzarsi della sussidiarietà, che ha garantito efficacia ed efficienza al sistema sociale nella realizzazione di tanti gesti pieni di significato per i volontari e per chi ha beneficiato della loro generosità.
Questa è la storia raccontata nella mostra “Facce da Covid. La pandemia, la paura, la carità”, che si tiene a Muggiò dal 12 al 20 settembre, presso la Corte d’Onore di Palazzo Isimbardi, Piazza Matteotti, 5 (lunedì – venerdì 9 -19, sabato – domenica 9 -24). Inaugurazione 11 settembre alle ore 19.30.
La mostra è stata realizzata da Polis Lab in partnership con l’Amministrazione Comunale, la Comunità Pastorale e numerose realtà associative: in 50 pannelli descrive quanto di positivo si è potuto vedere nella nostra città. Il generoso coinvolgimento dei più giovani, di cui si raccolgono anche le testimonianze dirette, oltre che l’immagine; l’impegno delle associazioni – dalla Caritas, alla San Vincenzo, alla Croce Rossa – che hanno operato per non venir meno al loro impegno sul territorio; gli episodi piccoli e grandi, tristi e divertenti a cui abbiamo assistito in questi mesi. Una sequenza in cui non si dimentica la scansione cronologica di quei giorni drammatici illuminata dai sorrisi delle “facce da covid”, i ragazzi che abbiamo voluto fotografare, uno ad uno.
Con questa mostra Polis Lab vuole contribuire a compiere l’obiettivo per cui è nata: stimolare la crescita di una politica che coinvolga le persone e che «non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice, non paurosa o avventata ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente» (Papa Francesco a Cesena).