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Sirio 09 - 15 dicembre 2024
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Fino al 3 febbraio

È l’«Adorazione dei Magi» del Veronese il nuovo capolavoro al Museo Diocesano

Ai Chiostri di Sant'Eustorgio a Milano continua la tradizione di ospitare eccezionali opere dei grandi maestri per il tempo d'Avvento e di Natale: dopo Caravaggio, Lotto, Botticelli, Dürer, Perugino, fino al prossimo 3 febbraio sarà esposta la grande pala di Paolo Caliari, proveniente dalla chiesa di Santa Coronata a Vicenza.

di Luca FRIGERIO

31 Ottobre 2018

Al Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” di Milano è arrivato un nuovo, straordinario capolavoro: l’Adorazione dei Magi di Paolo Caliari detto il Veronese, tesoro artistico della chiesa di Santa Corona a Vicenza.

La grande pala – è alta oltre tre metri, per quasi due e mezzo di base – sarà infatti esposta a Milano fino al 3 febbraio 2019. In una mostra che continua una straordinaria tradizione, che in questi anni ha visto la presenza nei Chiostri di Sant’Eustorgio di opere eccezionali di grandi maestri come il Caravaggio, Botticelli, Mantegna, Antonello da Messina, Lorenzo Lotto, Dürer, per non citarne che alcuni, fino alla splendida rassegna della passata stagione, con l’Adorazione dei pastori del Perugino.

Curata da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, e da Giovanni Carlo Federico Villa, direttore onorario dei Musei Civici di Vicenza, l’esposizione è patrocinata dall’Arcidiocesi di Milano, dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano. Come di consueto, la presenza di questo capolavoro sarà anche l’occasione per una ricca serie di iniziative collaterali, con proposte mirate sia per i singoli visitatori sia per i gruppi (oratori e parrocchie in primo luogo), ma anche per i bambini e per le famiglie, approfondendo via via i vari aspetti dell’opera (per tutte le info: www.chiostrisanteustorgio.it ).

Realizzata attorno al 1575, questa grandiosa Adorazione dei Magi testimonia la maturità artistica del Veronese e l’enorme successo della sua pittura, caratterizzata da colori fastosi, sorprendenti effetti di luce e impostazioni scenografiche. Dove l’occhio viene immediatamente appagato dalla ricchezza dei dettagli e dalla vivacità dei giochi cromatici, in un’arte che sembra facile e spensierata, ma che è il frutto di lunga meditazione e attenta elaborazione. E che in fondo è il segno stesso del genio autentico: far apparire semplici le cose più complesse.

Per diritto di anzianità, il sapiente dai capelli bianchi è il primo a portare l’omaggio al Re dei Giudei, e si inginocchia davanti a quella creatura nata a Betlemme, baciando il piedino del divino infante. È Maria che glielo porge, con quello sguardo che racchiude emozioni profonde e consapevole accettazione degli eventi straordinari a cui è stata chiamata. Ma anche Giuseppe osserva, con l’aria di chi si sta sforzando di capire cosa sta succedendo. Così come il magio in piedi strabuzza gli occhi, sorpreso, affascinato, mentre il suo moro collega, a sinistra, lontano di qualche passo, già s’inchina al mistero…

Mistero che si svela come lo squarcio delle nubi in cielo, nella danza di angeli e cherubini, da dove filtra un potente fascio di luce che si concentra sul Verbo incarnato, in un teatrale espediente per cui la stella osservata e seguita, inaudito segnale celeste, si trasforma già nel sole di giustizia, nell’astro sorto a illuminare le genti che ancora camminano nelle tenebre. Quelle genti che pur hanno costruito edifici magnifici, colonne possenti, come quelle a cui è addossata l’umile capanna, che con quel loro svettare verso l’alto denunciano un desiderio di infinito, ma che soltanto ora, con la venuta del Messia, può dirsi esaudito.

L’azzurro del mantello della Vergine, come l’oro, il rosso, il blu delle vesti dei sovrani giunti da Oriente, il bianco del costume del paggio, sono come le tappe di un viaggio sentimentale, dei sensi, ma anche dell’anima. Tessuti preziosi, autentici saggi di bravura del talento del Caliari, ma anche testimonianza, a futura memoria, del commercio imbastito dal committente stesso dell’opera, quel Marcantonio Cogollo, vicentino, che discretamente si inserisce nella scena, sul bordo sinistro della tela, dietro il magio africano. E che in fondo ci rappresenta un po’ tutti, curiosi e desiderosi anche noi di affacciarci alla soglia di una storia che salva.

Per informazioni: https://chiostrisanteustorgio.it