Nel giorno del 23esimo anniversario della morte, un bellissimo omaggio a Giovanni Testori: dopo il restauro, arrivano a Milano due sculture del Sacro Monte di Varallo da lui tanto amate. Lo splendido Cristo di Gaudenzio Ferrari e il Manigoldo, provenienti dalla Cappella XXXII.
E dopo Milano, Novate Milanese: il viaggio che le riporterà a Varallo si concede una tappa fortemente significativa nella Casa natale di Testori.
Al Castello Sforzesco
Al centro della sala XVII del Museo Civico milanese, dedicate alla scultura, l’esposizione delle due statue permette una visione a tutto tondo eccezionale, grazie a un confronto puntuale con alcune statue lì conservate, capaci di mettere in evidenza affinità e differenze con la scultura gaudenziana del Sacro Monte: dalla testa attribuita a Gaudenzio Ferrari, alla Maddalena di Giovanni Angelo Del Maino, da poco acquisita dal Comune di Milano e presentata per l’occasione.
A Casa Testori
Spetta a Giovanni Testori non solo l’affermazione di un Gaudenzio scultore al Sacro Monte, ma, in particolare, la ricostruzione dell’intricata vicenda di queste due statue “della più pura bellezza, fin nelle viscere”, inizialmente collocate in un’altra Cappella del Monte. È Testori a firmare un libro mitico per il Sacro Monte varallino, Il gran teatro montano, il più importante testo dedicato a Gaudenzio Ferrari, pubblicato esattamente 50 anni fa e oggi disponibile in un’accuratissima nuova veste, edita da Feltrinelli per l’occasione e curata da Giovanni Agosti.
A Varallo
L’esposizione in uno dei più importanti musei italiani – il museo milanese di Michelangelo e Leonardo – ricco di visitatori internazionali, e in un luogo come Casa Testori, così caro alla cultura lombarda, richiamerà il grande pubblico, invogliandolo a visitare il Sacro Monte, dove le due statue verranno ricollocate in tempo per l’apertura della stagione estiva.
Incontri
– Lunedì 4 aprile, ore 15.00 Castello Sforzesco, Sala Bertarelli
Presentazione del restauro delle due sculture. Con: Elena De Filippis, direttrice dell’Ente Sacri Monti, Eugenio e Luciano Gritti, restauratori delle opere. Saranno presenti numerosi studiosi invitati a vedere dal vivo le opere e intervenire nel dibattito attributivo dell’incredibile Manigoldo, finalmente visibile nella cromia originale.
– Sabato 16 aprile, ore 18.00 Biblioteca Comunale di Villa Venino, Novate Milanese. In occasione della mostra a Casa Testori (9 aprile – 8 maggio). Presentazione della nuova edizione del Gran teatro montano. Con: Davide Dall’Ombra, direttore Casa Testori Elena De Filippis, direttrice dell’Ente Sacri Monti Alberto Rollo, direttore editoriale Feltrinelli. Sarà presente il curatore, Giovanni Agosti.
Info: www.casatestori.it ; Email. info@casatestori.it ; T. 02.36589697
Brano di Giovanni Testori su Gaudenzio Ferrari e le due statue
(Da L. Doninelli, Conversazioni con Testori, 1993)
Il Sacro Monte e Gaudenzio Ferrari
“Io a Varallo ci andavo fin da bambino, in pellegrinaggio con i miei e con tutto il paese. Dunque, quando cominciai a studiare il Sacro Monte ero avvantaggiato rispetto ad altri proprio perché avevo già visto quelle cose con l’ammirazione del devoto. Vedere la capanna, vedere e toccare le sculture (perché i personaggi agenti sono tutti di legno o di terracotta, mentre i non agenti – ossia il popolo – sono dipinti), vedere il Bambino nella grotta, poi cominciare a capire quali statue sono opera di Gaudenzio e quali no; arrivare a intuire che lui era tutto – pittore, scultore, architetto, liutaio – prima di aver letto quel che diceva Lomazzo, è stata una delle emozioni più grandi della mia vita. […] Solo lui sa rappresentare Cristo con questa tenerezza, e insieme con questa freschezza, così che, mentre lo guardi, ti sembra di sentirlo respirare. […]
Parlare di Gaudenzio giovane significava dare l’avvio a un lavoro di documentazione sul percorso artistico di questo genio; significava portare delle correzioni, scoprire che la tal Madonna di quella tal cappella doveva essere cambiata di posto; e significava cominciare a dare un ordine ai documenti, o dare un valore di documento a quanto, fin lì, non l’aveva avuto; fino a disdire, magari, quello che io stesso avevo pensato, ma, più spesso – se l’occhio e il cuore erano ben registrati – a confermarlo. Un episodio che mi è caro è quello relativo alla cappella dell’Andata al Calvario. Come forse sai, certe cappelle del Sacro Monte sono state cambiate nel corso del tempo, fino ad assumere, talvolta, significati completamente diversi rispetto all’origine.
Ad esempio, l’attuale cappella XL che, dapprima, era l’Andata al Calvario, era diventata, in seguito, una Pietà per ragioni d’ordine topografico nel quadro d’insieme delle cappelle. Ora, mentre studio la Cappella dell’Andata al Pretorio, la XXXII, mi accorgo di una scultura più antica delle altre, che erano di Giovanni D’Errico, fratello di Tanzio, e quindi del Seicento. Questa qui era del Cinquecento. Allora andai a consultare i documenti, secondo i quali il Cristo dell’Andata al Calvario era stato spostato quando la cappella in cui si trovava era diventata quella della Pietà . Allora mi feci dare le chiavi delle due cappelle, quella dell’Andata al Pretorio e quella della Pietà . In quest’ultima, dietro le sculture, c’erano ancora le impronte del Cristo poi spostato. Le misurai, poi andai a misurare quelle della statua del Cinquecento nella cappella dell’Andata al Pretorio. Le cifre coincidevano perfettamente: quel Cristo era, dunque, di Gaudenzio.”