Un cielo infocato illumina il Golgota di Chagall: Cristo crocefisso sulla destra, proprio alla sommità del monte, al centro una donna con un bimbo in braccio e ai piedi della croce una giovenca bianca ed un violino rosso. Quasi bruciato dal fuoco del cielo, un paesaggio riarso e brullo lascia intravedere ciò che resta delle tavole della legge e più in là lo scorcio di Vitebsk, memoria e apparizione insieme.
Gesù non indossa il perizoma, ma il talled ebraico. Un ebreo in croce accoglie su di sé tutto il dolore del mondo e ne diventa il simbolo. Chagall più volte dipinge il crocefisso, di cui, senza peraltro convertirsi, avverte la potenza misteriosa e simbolica. Nel Cristo ravvisa tutto il dolore della vita: la guerra appena terminata, la Shoa e il peccato dell’uomo, le tavole infrante…la morte è ovunque e il passato, itebsk, un’ombra, una memoria disfatta.
Ma è l’amore che cambia il mondo e il Cristo ne rappresenta l’infinita grandezza, la risposta ad ogni domanda dell’uomo. La giovenca è viva e come il violino rosso a terra, mescola valori simbolici alla storia del tempo…
Al centro la vita ricomincia dalla donna, che abbraccia il suo bimbo. Figura mariana, Maria? Non è dato dire, se non che dall’inferno del Golgota rifiorisce la vita. Il Cristo misericordioso diviene, nonostante il fuoco messicano, annuncio di una vita salvata dal suo amore.