Angelo Casati, nato nel 1931, è sacerdote dal 1954 della diocesi di Milano dove ha ricoperto diversi incarichi. Ha pubblicato diversi libri, tra questi “Diario di un curato di città”. Il nuovo libro dell’autore si muove controcorrente: imitando i salmoni, Angelo Casati risale la corrente dell’omologazione per riscoprire il volto autentico della parola sacra seppellita dalla chiacchiera. Nella prefazione Erri De Luca dice che l’autore: «Sta controcorrente non da bastian contrario, ma da salmone. Risale alla sorgente della parola sacra, la raggiunge com’era prima dell’abuso e dell’usura ».
Un ritornare alle radici della Parola dove soffia e arde sotto la cenere senza consumarsi mai. Così si ritorna a ri-scoprire la sequela di Cristo che per l’autore è pratica della libertà, non una pista battuta. «Il mio – dice l’autore – non è un trattato. E’ una parte, aspetta altre parti, portate da chi ascolta e da chi legge. Tutti noi dunque, voi e io, alla ricerca dell’oro, se così si può dire. L’oro di Dio, nella miniera del mondo».
Un minatore nella montagna del presente che scava nei binomi di opposizione in undici vigorosi affreschi (Giustizia e Umanità; Libertà e Leggerezza; Gratuità e Gratitudine; Semplicità e Quotidianità; Amicizia e Affidabilità; Silenzio e Ascolto; Arroganza e Mitezza; Menzogna e Schiettezza; Strategia e Incanto; Dottrina e Strada; Vicini e Lontani ) cercando di recuperare il senso delle parole perché hanno smarrito il suono e il senso nell’arroganza delle chiacchiere. «E più si è vuoti, più si consumano parole. Più si è maschere, più ci si esibisce. E allora per disgusto spengo il televisore. Spengo i volti truccati. Spengo la menzogna. Le parole hanno smarrito il loro suono. Sono usate per dire il contrario del loro suono, non hanno più la pesantezza del reale, hanno la leggerezza del nulla. Ascolto, chiudo. E dico: è il nulla. E poi parlano di nichilismo!».
Per l’autore tra i cristiani si è smarrita la tradizione ebraica dell’ascolto, unico movimento che permette di entrare, capire, le parole. Altrimenti il rischio è quello dell’ascolto degli idoli di turno: «Oggi succede che si gridi cristianesimo e si abbia occhi duri e faziosi, senza fascino. Voci, come pietre, senza sussulti. Giudizi come clave, senza remissione. Forse non abbiamo conversato con Dio, ma con noi stessi o con i baal, le divinità di turno». Per recuperare l’ascolto l’autore propone di «uscire di notte per ascoltare le stelle».
La giustizia a volte vede solo la legge e il codice, non la persona. «Mi chiedo: abbiamo il pathos di Dio o non è forse vero che il pericolo, ancora oggi in agguato, è quello dell’indifferenza? Siamo stati educati all’indignazione o veniamo da un’educazione che ha cercato di contenere l’accensione del sentimento di sdegno, un’educazione che a volte ha addirittura colpevolizzato, come poco ascetico, il moto di indignazione, un’educazione più attestata sull’invito a subire, a lasciar passare, a ingoiare? Gesù si indignava. E condannava questo non avere occhi né cuore».
Il rito dei regali si è trasformato in scambio invadente della mercificazione che cancella il disordine positivo della gratuità che è l’autentico scandalo del Vangelo. «Si compra tutto. – Con i soldi – dice l’autore – si può comprare tutto. Anche i sentimenti, le persone, il pensiero, il futuro, l’anima della gente. Domina la legge del mercato: io ti do, tu mi dai. Nella più pura proporzionalità». Si è scatenata l’invasione dell’arroganza vertiginosa del super-io abbandonando – per i cristiani – la mitezza della fede e della ragione. «Ci spintoniamo per le strade, tagliamo il passo all’altro, occupiamo gli spazi degradanti dei marciapiedi, ideati a rispetto dei più deboli, parliamo al cellulare rovesciando sull’intero autobus le nostre faccende private, leggiamo messaggini mentre l’altro ci sta parlando, violiamo la seduzione del silenzio con il rumore straripante dei suoni, sporchiamo strade e giardini come fossero discariche di una città. Urliamo. Il tono si è fatto alto. I giudizi sono duri come pietre. Si grida a coprire la pochezza delle ragioni. Urliamo. Politicamente. Ecclesialmente. Se non nei toni, urliamo nei giudizi, basti scorrere pagine di giornali, anche ecclesiastici, o ascoltare radio che si dicono di Chiesa».
Contro questa pericolosa deriva per l’autore è necessario: «Deporre questa cultura e sostituire a questa cultura devastante la cultura dei volti, l’eticità dei volti. Da questa nuova cultura nascerà – diceva mancini – la pace. E si augurava che il terzo millennio fosse l’alba di questo nuovo modo di pesare che mettesse al centro il volto».
Angelo Casati
Ospitando libertà
Centro Ambrosiano
(pp. 153, euro 14) Angelo Casati, nato nel 1931, è sacerdote dal 1954 della diocesi di Milano dove ha ricoperto diversi incarichi. Ha pubblicato diversi libri, tra questi “Diario di un curato di città”. Il nuovo libro dell’autore si muove controcorrente: imitando i salmoni, Angelo Casati risale la corrente dell’omologazione per riscoprire il volto autentico della parola sacra seppellita dalla chiacchiera. Nella prefazione Erri De Luca dice che l’autore: «Sta controcorrente non da bastian contrario, ma da salmone. Risale alla sorgente della parola sacra, la raggiunge com’era prima dell’abuso e dell’usura ».Un ritornare alle radici della Parola dove soffia e arde sotto la cenere senza consumarsi mai. Così si ritorna a ri-scoprire la sequela di Cristo che per l’autore è pratica della libertà, non una pista battuta. «Il mio – dice l’autore – non è un trattato. E’ una parte, aspetta altre parti, portate da chi ascolta e da chi legge. Tutti noi dunque, voi e io, alla ricerca dell’oro, se così si può dire. L’oro di Dio, nella miniera del mondo».Un minatore nella montagna del presente che scava nei binomi di opposizione in undici vigorosi affreschi (Giustizia e Umanità; Libertà e Leggerezza; Gratuità e Gratitudine; Semplicità e Quotidianità; Amicizia e Affidabilità; Silenzio e Ascolto; Arroganza e Mitezza; Menzogna e Schiettezza; Strategia e Incanto; Dottrina e Strada; Vicini e Lontani ) cercando di recuperare il senso delle parole perché hanno smarrito il suono e il senso nell’arroganza delle chiacchiere. «E più si è vuoti, più si consumano parole. Più si è maschere, più ci si esibisce. E allora per disgusto spengo il televisore. Spengo i volti truccati. Spengo la menzogna. Le parole hanno smarrito il loro suono. Sono usate per dire il contrario del loro suono, non hanno più la pesantezza del reale, hanno la leggerezza del nulla. Ascolto, chiudo. E dico: è il nulla. E poi parlano di nichilismo!».Per l’autore tra i cristiani si è smarrita la tradizione ebraica dell’ascolto, unico movimento che permette di entrare, capire, le parole. Altrimenti il rischio è quello dell’ascolto degli idoli di turno: «Oggi succede che si gridi cristianesimo e si abbia occhi duri e faziosi, senza fascino. Voci, come pietre, senza sussulti. Giudizi come clave, senza remissione. Forse non abbiamo conversato con Dio, ma con noi stessi o con i baal, le divinità di turno». Per recuperare l’ascolto l’autore propone di «uscire di notte per ascoltare le stelle».La giustizia a volte vede solo la legge e il codice, non la persona. «Mi chiedo: abbiamo il pathos di Dio o non è forse vero che il pericolo, ancora oggi in agguato, è quello dell’indifferenza? Siamo stati educati all’indignazione o veniamo da un’educazione che ha cercato di contenere l’accensione del sentimento di sdegno, un’educazione che a volte ha addirittura colpevolizzato, come poco ascetico, il moto di indignazione, un’educazione più attestata sull’invito a subire, a lasciar passare, a ingoiare? Gesù si indignava. E condannava questo non avere occhi né cuore».Il rito dei regali si è trasformato in scambio invadente della mercificazione che cancella il disordine positivo della gratuità che è l’autentico scandalo del Vangelo. «Si compra tutto. – Con i soldi – dice l’autore – si può comprare tutto. Anche i sentimenti, le persone, il pensiero, il futuro, l’anima della gente. Domina la legge del mercato: io ti do, tu mi dai. Nella più pura proporzionalità». Si è scatenata l’invasione dell’arroganza vertiginosa del super-io abbandonando – per i cristiani – la mitezza della fede e della ragione. «Ci spintoniamo per le strade, tagliamo il passo all’altro, occupiamo gli spazi degradanti dei marciapiedi, ideati a rispetto dei più deboli, parliamo al cellulare rovesciando sull’intero autobus le nostre faccende private, leggiamo messaggini mentre l’altro ci sta parlando, violiamo la seduzione del silenzio con il rumore straripante dei suoni, sporchiamo strade e giardini come fossero discariche di una città. Urliamo. Il tono si è fatto alto. I giudizi sono duri come pietre. Si grida a coprire la pochezza delle ragioni. Urliamo. Politicamente. Ecclesialmente. Se non nei toni, urliamo nei giudizi, basti scorrere pagine di giornali, anche ecclesiastici, o ascoltare radio che si dicono di Chiesa».Contro questa pericolosa deriva per l’autore è necessario: «Deporre questa cultura e sostituire a questa cultura devastante la cultura dei volti, l’eticità dei volti. Da questa nuova cultura nascerà – diceva mancini – la pace. E si augurava che il terzo millennio fosse l’alba di questo nuovo modo di pesare che mettesse al centro il volto».Angelo CasatiOspitando libertà Centro Ambrosiano(pp. 153, euro 14)