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«Giuditta e Oloferne»: dagli Uffizi arriva al Museo Diocesano il capolavoro di Botticelli

Dal 1° ottobre il celebre "dittico" con le storie della biblica Giuditta sarà esposto nei Chiostri di Sant'Eustorgio a Milano.

23 Settembre 2008

25/09/2008

di Luca FRIGERIO

Due donne, due leggiadre fanciulle, sfilano in un idilliaco paesaggio inondato di luce. Più che camminare, la loro sembra una danza, i piedi a sfiorare appena la terra, le ricche vesti svolazzanti in una brezza leggera. Tutto è sogno, levità, elegia, in questa preziosa, minuscola tavola di Sandro Botticelli. Ed estasiati da tanta bellezza, si resta come interdetti, quando infine ci si accorge che da quella cesta portata con grazia da una delle due dame spunta una barbuta testa mozzata, mentre la spada impugnata dall’altra è bagnata di sangue…

Già, perché le due eleganti figure femminili altro non sono che l a biblica Giuditta accompagnata dalla sua ancella , ritratte mentre ritornano a casa, a Betulia, dopo aver compiuto la loro missione: l’eliminazione del nemico Oloferne . Un piccolo capolavoro, come solo Sandro Botticelli ha saputo realizzare nella pittura del Rinascimento italiano, in quella sua inappellabile, quasi dogmatica imposizione del bello. L’opera, conservata agli Uffizi di Firenze, è giunta ora a Milano, eccezionalmente ospitata presso il Museo Diocesano, dove rimarrà esposta fino al prossimo dicembre.

La datazione di questo dipinto è da porsi attorno al 1470, quando il Botticelli aveva quindi venticinque anni, o poco più, e forse soltanto da qualche mese era riuscito ad aprire una bottega tutta sua, dopo essere stato a scuola d’oreficeria e allievo di maestri come Verrocchio e fra’ Lippi.

Quello di Giuditta era uno dei soggetti più amati dell’epoca , e quindi continuamente replicato e reinventato. Piaceva, infatti, agli agiati committenti, pubblici o privati, la storia di quell’eroina giudaica che per salvare il suo popolo trovava la forza di agire in prima persona, fino al gesto estremo e risolutivo. Confidando in Dio tutto è possibile, è l’essenziale messaggio del libro deuterocanonico : anche che la debole mano di una vedova prevalga su una malvagità arrogante e sconfinata.

Il medioevo aveva già fatto di Giuditta la campionessa virtuosa che trionfa sul vizio. Ma una simile vicenda, del resto, ben si prestava anche a trasposizioni allegoriche dalla valenza “politica”. La stessa Firenze, ad esempio, si compiaceva in quegli anni di paragonarsi all’intrepida donna, monito ai nemici a non sottovalutare le risorse e la determinazione di un pur piccolo ducato. E spauracchio dei tiranni, che, nonostante il loro potere e i loro eserciti, come Oloferne, non possono sentirsi al sicuro nemmeno nel proprio letto…

Ed eccolo, infatti, il cadavere del comandante del possente esercito di Nabucodonosor così come lo rinvengono i suoi aiutanti, nudo e orrendamente mutilato, spogliato delle insegne del suo potere come della militare corazza. Botticelli lo mostra in una tavoletta che fa da pendant a quella di Giuditta, anch’essa agli Uffizi e anch’essa portata nell’esposizione milanese. I toni sono decisamente più cupi, la disperazione degli ufficiali assiri convincente, nella consapevolezza che tutto è improvvisamente perduto.

Ma il nostro sguardo ritorna irresistibilmente sul volto della bella Giuditta, affascinante perchè così la descrive la pagina biblica, dolce perchè non ci può essere rimorso od orrore in chi ha combattuto e vinto la buona battaglia con l’aiuto divino. Solo quel velo di malinconia negli occhi della donna, e quel suo lento reclinare del capo, ci fanno intendere che qualcosa di inevitabile e tremendo è accaduto quella notte. Ma nella mano, ad equilibrare la spada, e più in alto di essa, Giuditta reca ora un ramoscello d’ulivo. E tutto sarà pace, finalmente.

Giunta ormai alla sesta edizione, dopo Mantegna, Caravaggio e Antonello da Messina, l’iniziativa Un Capolavoro per Milano, frutto della collaborazione con Bipiemme Gestioni, propone ai visitatori del Museo Diocesano (corso di Porta Ticinese, 95) il magnifico “dittico” della Giuditta di Sandro Botticelli, in mostra dal prossimo 1° ottobre fino al 14 dicembre 2008. Per informazioni, tel. 02.89420019.