«La Chiesa guarda a Expo 2015 con grandi attese e interesse, consapevole che non di solo cibo e beni materiali si nutre l’uomo, ma anche e soprattutto di arte, cultura e spiritualità. E questa mostra ha il merito di porre l’attenzione proprio su questo obiettivo: dare un senso vero e profondo alla vita dell’uomo»: l’ha sottolineato monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione sociale della Diocesi di Milano, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della mostra “Anthropos”, con al quale, a sei mesi dall’apertura ufficiale di Expo 2015, l’Aiccre (Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa Federazione della Lombardia), l’Associazione Consiglieri Regionali della Lombardia e i Musei Vaticani portano a Milano un’importante raccolta di opere provenienti da tutti i continenti.
Si tratta di un’esposizione straordinaria di 26 pezzi concessi in via del tutto eccezionale dal Dipartimento di Etnologia dei Musei Vaticani che custodisce un importantissimo patrimonio, unico al mondo, di oltre 100 mila opere d’arte, alcune delle quali doni al Pontefice e rappresentative delle culture dei popoli di tutto il mondo. Opere d’arte e manufatti provenienti da tutti continenti e che spaziano tra tutte le epoche storiche.
Ci sarà il più antico “strumento da cucina” proveniente da Middeldrift (Sudafrica), utilizzato circa 2 milioni di anni fa per rompere le ossa e cibarsi del midollo, un set da pic nic giapponese del XVII secolo insieme a un’armatura da Samurai a rappresentare l’Oriente, un calendario portatile datato 1650 in corno di renna utilizzato dai marinai della Popolazione Sami (più note come Lapponi) all’estremo lembo dell’Europa. Una Madonna con bambino proveniente dall’Oceania, una Maschera rituale Inuit dallo stato più settentrionale dell’America, l’Alaska. E ancora il noto Cristo – Albero della vita donato a Papa Giovanni Paolo II nel corso della sua visita in Malawi del 1989. Un intero mondo da scoprire attraverso oggetti d’uso quotidiano e manufatti opera d’abili artisti.
L’esposizione offrirà uno spaccato nel tempo e nello spazio sui cinque continenti e sarà l’occasione per riflettere sui valori umani e immateriali che caratterizzano da sempre “l’essere uomo”, l’Anthropos appunto, mettendo in evidenza come popoli spazialmente e temporalmente lontanissimi possano essere accomunati da valori, principi, arte e materia.
Gli oggetti prescelti rappresentano tutto il pianeta, con una adeguata distribuzione, per raffigurare un’ampia gamma di esperienze e rispecchiare intere società senza nessun pregiudizio. Ogni oggetto trasmette messaggi che permettono di decifrare popoli e luoghi, ambienti e interazioni di momenti diversi della storia. I segni materializzati negli oggetti gettano uno sguardo su intere società, processi complessi del mondo per il quale sono stati creati, nonché sui periodi successivi che li hanno trasformati e ricollocati, a volte con significati diversi da quelli attribuiti dai primi artefici.
«Più della metà delle opere dei Musei Vaticani si trovano nel suo Reparto Etnologico – spiega padre Nicola Mapelli, Responsabile dei Reparti per le Raccolte Etnologiche dei Musei Vaticani -. Si tratta di quasi 100 mila opere, donate ai Pontefici a partire dal 1692, che rappresentano l’arte e le culture di tutto il mondo: Australia e Oceania, America, Africa, il mondo islamico, le civiltà precolombiane e quelle asiatiche, la preistoria, e molto altro ancora, inclusa l’Europa antica. Una selezione di questo immenso patrimonio è stata scelta per realizzare questa mostra, pensata in vista dell’Expo 2015. Il tema dell’alimentazione, idea base dell’Expo, è stato qui presentato sia nella sua dimensione materiale, sia in quella spirituale: un viaggio attraverso le culture, nel tempo e nello spazio, seguendo quel filo sottile che lega Madre Terra e il rispetto per la natura con le dimensioni più profonde dello spirito di ogni popolo. A tutti i visitatori l’augurio di un buon viaggio, con la certezza che al suo termine si sarà imparato ad apprezzare ancor di più la bellezza e la varietà delle culture del nostro fragile pianeta, e ciò che esse hanno da insegnarci».
L’allestimento
Allestito al 31° piano di Palazzo Pirelli, nel suggestivo spazio Belvedere del grattacielo opera di Giò Ponti, punto privilegiato per uno sguardo sulla città a 127 metri d’altezza, il percorso espositivo offrirà al visitatore un’esperienza plurisensoriale davvero unica. Chi si lascerà condurre in questo viaggio ideale tra i cinque continenti avrà la sensazione di camminare all’interno di una nuvola affacciandosi all’interno su differenti spaccati e suggestioni dal mondo, all’esterno invece sulla grande Milano.
«Le opere che avremo l’onore di esporre – aggiunge Paolo Mariani, curatore della mostra – sono testimonial materiali delle culture dei popoli dei cinque Continenti, grandi isole unite dagli oceani che li incorniciano con le loro acque. Acqua che sotto forma di vapore compone le nuvole e abbraccia tutte le terre emerse in una sorta di linea di continuità tra cielo e orizzonte. Proprio per trasmettere questo profondo legame, non solo fisico, ma anche etnoantropologico, che unisce le terre e i popoli che le abitano, abbiamo voluto fare in modo che il visitatore potesse sentirsi abbracciato dal mondo e avvolto in una nuvola. Le opere esposte emergeranno infatti da una leggera coltre bianca che metaforicamente simboleggia l’unione, la condivisione, l’eguaglianza… accorciando le distanze spaziali e riducendo quelle temporali».
Il “viaggiatore” attraverserà un mondo spalmato su una superficie piana, in un unico spazio, un solo contenitore globale senza barriere (fisiche e mentali), catalogazioni e differenze. Un modo per porre l’accento sulla “non diversità” dei popoli, pur nella loro specificità che sarà invece affidata alla differenziazione nei profumi, nelle immagini e nei suoni.
L’appartenenza delle opere d’arte e dei manufatti a uno specifico continente sarà infatti abbinata allo sprigionarsi una profumata essenza o ad una musica. E come in una sorta di realtà aumentata, ogni opera sarà contestualizzata attraverso le immagini e video che ne ricreeranno origini e storia.
Obiettivo: far vivere al visitatore un’esperienza unica, suscitare in lui stupore e meraviglia amplificata straordinariamente dalla scelta della location “al termine del percorso in cui lui stesso si troverà “oggetto espositivo” sospeso a 127 metri d’altezza sulla città di Milano. Un punto di partenza per una personale riflessione sull’Uomo.