«Andrea Appiani. Pittore di Napoleone. Vita, opere e documenti (1754-1817)» è il titolo del nuovo libro di Francesco Leone (Skira, 368 pagine, illustrato, 42 euro) che viene presentato martedì 5 aprile alle 18 alla Pinacoteca di Brera Sala della Passione. Con l’autore intervengono Aldo Bassetti, James Bradburne, Marco Carminati, Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti.
Andrea Appiani attendeva ancora – come usa dire in questi casi – un lavoro organico di ricostruzione puntuale del suo operato; ricco, eterogeneo ma purtroppo costellato di perdite e di distruzioni causate per la gran parte, ma non soltanto, dai bombardamenti alleati che si abbatterono su Milano nel 1943.
Sotto la devastante potenza delle bombe caddero, ad esempio, quasi tutti gli affreschi di Palazzo Reale, dispiegati da Appiani sulle volte durante l’entusiasmante stagione napoleonica, e l’importantissimo ciclo dei Fasti napoleonici.
La sopravvivenza dei Fasti e di quegli affreschi – uno straordinario caleidoscopio di forme e cromie sperimentali, di ideale classico e naturalismo lombardo, che decretò per il pittore il titolo di primo frescante d’Europa – avrebbe più velocemente avviato (questo è certo) il dovuto recupero dell’artista in seno alla storiografia artistica del secondo Novecento. Ma tant’è.
Per giungere alla vagheggiata ricostruzione storiografica, dalla quale inevitabilmente si doveva partire per avviare l’opera di un più giusto riposizionamento dell’arte di Appiani nel contesto artistico europeo in età napoleonica, e alla redazione di un catalogo generale delle sue opere uno strumento però c’era; documentaristico, non visivo, ma c’era. In barba alla lunga e penosa fatica che ciò avrebbe comportato – come in effetti è stato – diventava allora necessario far parlare, dipanare cioè in tutti i suoi mille rivoli di novità, uno straordinario bottino di documenti, relativi appunto alla vicenda artistica appianesca, che la storia e la cura degli uomini hanno avuto questa volta la bontà di far sopravvivere fino ai nostri giorni, diversamente dagli affreschi.
Appiani è figura complessa; talvolta inafferrabile. È stato un artista “totale”: pittore a olio sperimentale, sprezzante e prolifico, frescante profondamente innovatore, disegnatore sublime e impareggiabile, autore di scenografie teatrali, di apparati effimeri, regista delle feste del nuovo potere, artefice della tutela e del riordino del patrimonio artistico dell’Italia napoleonica e della costituzione della Regia Galleria di Brera.
Allora con la stesura di questo libro si è cercato di costruire (letteralmente) uno strumento valido e storicamente fondato da poter offrire ai lettori (addetti e non addetti ai lavori) per una migliore comprensione di questa straordinaria figura, della sua arte, dei suoi tempi e della Milano prima asburgica e poi napoleonica in cui visse.