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Storia

Alexander Schmorell:
il primo beato della Rosa Bianca

Nella chiesa ortodossa di Monaco è stata proclamata la beatificazione del giovane tedesco di origine russa che che venne ghigliottinato il 13 luglio 1943 dai nazisti. Uno spirito libero, amante della natura e dell'arte, che osò opporsi a Hitler.

di Silvio MENGOTTO

27 Marzo 2012

«Tu hai professato il Salvatore, Dio e Signore nato dalla Vergine, Alexander fedele a Dio; nel giudizio hai sconfitto, con la tua pazienza, la tracotanza degli sgherri. La tua pazienza ha stupito gli angeli, quando hanno visto come hai sopportato senza paura, nella fermezza, le minacce e gli insulti malvagi: così hai gettato nel nulla anche i nemici incorporei e appari come il testimone vittorioso di Cristo».  Queste le parole pronunciate lo scorso 5 febbraio, nella cattedrale ortodossa di Monaco, dall’arciprete ortodosso Nikolaj Artemov con le quali ha proclamato la beatificazione di Alexander Schmorell, il primo appartenente al gruppo della Rosa Bianca antinazista.
Sono trascorsi 70 anni dalla sua esecuzione capitale tramite ghigliottina avvenuta il 13 luglio 1943 nel carcere di Stadelheim a Monaco di Baviera. In segreto venne sepolto nel cimitero della Peracher Forst dove furono sepolti anche i fratelli Scholl del gruppo. Trai i giovani della Rosa Bianca era il più affascinante. Di padre tedesco e madre russa Alexander nasce nel 1917 negli Urali russi. “Schurik” il soprannome russo. Grazie a Nanja la sua bambinaia russa – la madre muore giovanissima – acquista una profonda educazione e cultura russa. Nel gruppo è l’uomo venuto da lontano «sarà lui – dice lo storico Paolo Ghezzi – , mezzo russo, che aiuterà i suoi amici tedeschi del Sud, Hans e Willi, a vivere con intensità la straordinaria avventura della campagna in Russia, un vero e proprio bagno nel popolo della steppa, nella lingua di Gogol’ e Dostoevskij. E sarà lui a conquistare alla causa della Rosa Bianca il suo compagno di liceo Christoph Probst, il meno politicizzato dei quattro cavalieri della Rosa Bianca» ( La Rosa Bianca, Paoline, 1993, p. 49 ).
I poeti russi gli sono più familiari di quelli tedeschi, suona il pianoforte ma anche la balalaika. Cultore della pittura e soprattutto della scultura. Amava la natura, le escursioni in montagna e i cavalli. La sua eleganza ricordava quella di un giovane lord inglese. Furono gli studi universitari di medicina che lo salvarono dall’abbracciare le armi che non amava. Il suo ruolo tra i soldati al fronte russo era quello di assistente medico. Alexander era profondamente contrario alle manifestazioni di massa e al giuramento al Fuhrer. Il procuratore del Reich di lui scrive: «Quando entrò nell’esercito dopo il servizio lavorativo ebbe scrupoli interiori per prestare il giuramento al Fuhrer e manifestò qualche tempo dopo ai superiori la propria posizione politica. La sua richiesta di dimissioni dalle forze armate non ebbe comunque alcun successo».
Fu un collaboratore della Rosa Bianca, insieme ad Hans Scholl, fratello di Sophie, scrisse i primi quattro volantini diffusi tra giugno e luglio 1942. Angelika Probst, sorella di Christoph, ricorda Alexander come un anticonformista attratto dalla diversità. «Aveva la natura di un vagabondo. Amava camminare da solo, girare senza meta, immergersi da qualche parte, fare conoscenza con le strane creature di questa terra. Aveva inclinazione e occhio per gli avventurieri, i viandanti, gli artisti decaduti, gli zingari e i mendicanti di ogni tipo; e stava con loro fino a notte fonda, davanti a una bottiglia di vino, per poi raccontare di loro il giorno dopo pieno di entusiasmo».