Nel Settantesimo anniversario della Liberazione e della chiusura dei campi di concentramento, l’Accademia di Belle Arti di Brera, l’Associazione Nazionale ex Deportati, l’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, il Memoriale della Shoah, l’Università degli Studi di Milano, insieme ad altre istituzioni culturali di rilevanza nazionale e internazionale intendono ricordare la figura e l’opera di Aldo Carpi (Milano, 6 ottobre 1886 – Milano, 26 marzo 1973) celebre pittore, docente e direttore di Brera, attivo nella Resistenza milanese, deportato a Mauthausen e a Gusen.
Figura di grande rilievo per l’arte del Novecento italiano, Carpi è stato un grande maestro per generazioni di pittori. La sua ricchissima e complessa opera di artista entra in relazione con autori e correnti diverse: dal «realismo magico» del Novecento a Corrente, senza però mai essere integralmente inseribile all’interno di nessuna; Mario De Micheli lo definisce un «irregolare». L’«irregolarità» di Carpi discende da un confronto aperto e libero con tutti i modi di intendere la pittura, ma con unico fine, di raggiungere quella che Carpi stesso descrive come «espressione classica» cioè l’espressione «eterna, quella che sale dal fondo dell’anima come umanità e come persona».
Durante gli anni ultimi anni del fascismo è attivo con i figli nella Resistenza a Milano e in Brianza. Su delazione dello scultore fascista Dante Morozzi – anch’egli docente a Brera –, viene arrestato a Mondonico, dov’era sfollato, con l’accusa di essere il più «pericoloso antifascista di Brera» e in quanto ebreo; incarcerato a San Vittore, insieme a due partigiani che erano rifugiati a casa sua, viene poi caricato su un treno con destinazione Mauthausen, partito dal cosiddetto binario 21, dove oggi sorge il Memoriale della Shoah.
Durante il tragico periodo di detenzione nei lager, Carpi riesce a tenere un diario – scritto sotto forma di lettere alla moglie Maria, pubblicato nel 1971 – e a disegnare ciò che rimaneva della vita nella macina annichilente del potere nazi-fascista. L’esperienza della deportazione e della resistenza segnano la sua vita e la sua opera, a partire dal 1945, anno del ritorno in Italia e della sua elezione per acclamazione come direttore di Brera.
Nell’Omaggio ad Aldo Carpi all’Accademia di Brera (a cura di Elena Pontiggia) abbiamo inteso ricordare Aldo Carpi come maestro della pittura del Novecento, come primo direttore di Brera dell’Italia repubblicana, con un percorso antologico che copre tutto il suo ricchissimo viaggio figurativo.
Al Memoriale della Shoah, la mostra Aldo Carpi. Arte, vita, resistenza si sofferma su opere, testimonianze scritte e figurative e documenti che hanno un rapporto diretto con il coinvolgimento di Carpi e dei suoi figli nella resistenza e nella tragica esperienza della
deportazione, per percorrere un itinerario nella memoria della tragedia del Novecento: nei pensieri e nelle immagini raccolti nel diario e nei disegni incisi su foglietti di fortuna sottratti all’infermeria viene tramandata una delle rare testimonianze nate nel centro del nulla e sopravvissute alla furia distruttiva del terrore nazifascista. Le pagine del diario e i disegni sono stati strappati alla morte e all’oblio grazie al coraggio e alla volontà di tornare a vivere e di testimoniare; Carpi scriveva e disegnava nascondendo i fogli in una pellicola per radiografie che teneva sul petto, scriveva e disegnava rischiando la vita, per tornare a vivere.
Il percorso espositivo prosegue nella Galleria di Arte Contemporanea di Villa Clerici, in cui sono raccolte importanti opere di Carpi: opere pittoriche, disegni preparatori e le splendide vetrate della cappella di Santa Teresa, ancora poco note rispetto alle vetrate di Carpi presenti nel Duomo di Milano, a San Simpliciano e nella chiesa dell’Annunciata dell’ospedale di Niguarda.
In occasione della mostra, sarà pubblicato il catalogo che raccoglie le opere esposte nella mostra e una serie molto ricca di studi storico-artistici, storico-politici, estetici su Aldo Carpi.