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Rassegna

Al cinema premiata la famiglia

"Touch of the Light" di Chang Jung-Chi ha vinto la sesta edizione del Fiuggi Family Festival, unica rassegna cinematografica interamente dedicata alle famiglie. La partecipazione di oltre 5mila nuclei familiari. Bilancio di Maria Mussi Bollini e Antonella Bevere Astrei

a cura di Costantino COROS

30 Luglio 2013

Il film Touch of the Light di Chang Jung-Chi ha vinto la sesta edizione del Fiuggi Family Festival (www.fiuggifamilyfestival.org), l’unica rassegna cinematografica interamente dedicata alle famiglie, svoltasi dal 21 al 28 luglio scorsi. L’evento ha visto convergere a Fiuggi, da tutta Italia, più di 5mila nuclei familiari.

Un inno alla tenerezza.
«Con un linguaggio universale capace d’intercettare il pubblico giovanile affronta il tema del talento e della diversa abilità». Questa la motivazione della giuria del concorso internazionale, presieduta per il secondo anno consecutivo dal regista Fernando Muraca, che ha selezionato come più meritevole il film taiwanese del 2012 candidato agli oscar. «Il film coniuga il sogno della propria realizzazione con i limiti che ciascuno ha con la realtà», continua la motivazione. «Touch of the Light – prosegue la nota degli organizzatori – suggerisce, attraverso le figure adulte nel loro complesso, strategie di custodia e di stimolo all’autonomia, che va conquistata con sforzi personali, relazioni e accettazione delle sconfitte».

Il film racconta la storia di Siang, giovane non vedente cresciuto nella campagna taiwanese, che si ritrova per la prima volta da solo quando viene accettato in una prestigiosa accademia di Taipei. Nonostante il suo handicap e la riluttanza della madre nel lasciarlo partire, il giovane riesce a farsi benvolere e a crearsi delle amicizie nel nuovo ambiente: inoltre, si trova presto in sintonia con Jie, cameriera di un fast food che sogna la carriera di ballerina.

Il film taiwanese è stato anche premiato dalla stampa accreditata al Festival. «Un film completo – si legge nella motivazione dei giornalisti – che promuove la cultura, la danza, la musica. Presenta con delicatezza la disabilità e invita ad ascoltare e ad accettare l’altro. La condivisione delle esperienze e il progettare un futuro insieme si pone nel film come messaggio di speranza rivolto alle nuove generazioni. Viene rivalutato il corpo come strumento, nel suggerire che l’inabilità apre anche a possibilità inattese».

Un’edizione esaltante
«Sono molto soddisfatta di com’è andata questa edizione», ha detto a margine degli eventi, il direttore artistico del Fiuggi Family Festival, Maria Mussi Bollini, aggiungendo che la «novità vera è stata quella di esser riusciti a realizzare il Festival, perché ogni anno è sempre più difficile reperire forze economiche, non certo quelle umane perché i volontari sono persone meravigliose».
Riprendendo lo slogan di quest’anno, “Tutti per uno”, Mussi Bollini ha lasciato un messaggio, ricordando a tutti che «bisognerebbe sempre di più essere attenti alla dimensione familiare che continua a essere il fulcro della società di oggi». Per il direttore, bisognerebbe rappresentarla «non solo in termini di problematicità, che certo fa maggiore share nei programmi televisivi, ma anche in termini positivi». Questo lo dobbiamo soprattutto ai giovani, perché «devono essere stimolati a una dimensione familiare, a immaginarne una propria, a immaginare una dimensione di crescita che sia di condivisione con un’altra persona e poi con i figli, sennò rischiamo di far crescere dei ragazzi che vivranno in solitudine e in modo molto individuale».

La famiglia, sempre nuova.
«La famiglia è talmente connaturale alla persona che la si può dipingere, colorare, inventare, riformare, ma in realtà è sempre la stessa, la famiglia è il luogo dove nascono le nuove generazioni, quanto più è stabile tanto meglio», ha detto Antonella Bevere Astrei, presidente del Fiuggi Family Festival, a conclusione della manifestazione.

«La famiglia, come gemma iniziale della società, non può essere cambiata, non ha la possibilità di essere strutturata poi in un altro modo; il bambino nasce in un alveo familiare e là cresce». Il punto è quanto viene sostenuta; «perché se le famiglie sono il motore trainante e l’ammortizzatore sociale per eccellenza, bisogna per lo meno badare a non schiacciarle, fornire loro risorse affinché svolgano al meglio questa funzione».