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Il Consiglio mondiale delle Chiese

4950 - per_appuntamenti Redazione Diocesi

23 Novembre 2009

Fu presto evidente, subito dopo Edimburgo, che le due commissioni andavano trovando progressivamente un terreno comune di intesa.

L’inizio fu però solo nel 1948, ad Amsterdam, dove si riunì la prima assemblea, appunto, del Consiglio mondiale (Ecumenico) delle Chiese, in cui si fusero le due commissioni.

L’Assemblea mondiale delle società missionarie non vi aderì che più tardi.
Si impose nel primo momento dei lavori il tema dottrinale, proveniente dalla cultura teologica, dominata in gran parte dalla teologia tedesca. Evanston (1954) e Nuova Delhi (1968) mantennero questo orientamento definito "ecclesiologico".

Veniva conservato il presupposto che la Chiesa non poteva dare se essa per prima non si metteva sotto il giudizio di Dio, che la coglieva in stato di disobbedienza.
Si deve ricordare che a Nuova Delhi questa esperienza, guidata soprattutto dalla commissione «Fede e costituzione», raggiunge la sua massima espressione, anche per l’adesione ufficiale delle Chiese ortodosse, già peraltro presenti da alcuni decenni nel movimento ecumenico, e soprattutto per l’ingresso nel Consiglio mondiate delle Chiese delle società missionarie.

Alla fine degli Anni ’60, il Consiglio ecumenico delle Chiese sceglie la strada caratteristica della commissione «Fede e azione», diventata nel frattempo «Dipartimento Chiesa e società».
Non viene meno certo l’attenzione ai problemi dottrinali, ma cambia il paesaggio del loro orientamento.
Si passa da un ecumenismo invalso fino ad allora, detto "retrospettivo", in quanto risaliva ai nodi dottrinali classici delle "confessioni di fede", ad un ecumenismo detto "prospettivo", in quanto le Chiese sperano, accentuando i valori del Regno di Dio, di cui esse sono "serve", che la carità così impegnata le guiderà verso il futuro, e che strada facendo Dio indicherà loro la via dell’unità.

II punto forte di questa scelta prenderà forma nella assemblea del Consiglio tenuta ad Uppsala (1968).