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La lezione di don Orione

Discepolo e maestro di carità

Ennio APECITI responsabile Servizio per le Cause dei santi

7 Settembre 2009

Era il 19 luglio 1941 e si celebrava allora la festa di San Vincenzo de’ Paoli. Don Carlo da Tirana scrisse alle Dame di San Vincenzo dell’Istituto Gonzaga: «Sapeste come in questi giorni il Signore mi ha fatto capire – per me, ma certamente anche per voi – che non basta operare, fare della carità; bisogna sopra tutto e prima di tutto pregare per la carità. È da Lui, dallo Spirito Santo che viene nei nostri cuori la carità, quell’amore di cui ha tanto bisogno il mondo e le anime nostre per salvarsi. È dunque allo Spirito Santo che insistentemente, direi prepotentemente, bisogna chiedere di diffondere sempre più abbondantemente nelle nostre menti le visioni luminose della carità e nel nostro cuore angusto le dolcezze dell’amore di Dio per i nostri fratelli».
C’era – ci sarà – sempre l’obiezione: ma come è possibile? Don Carlo imparò da un fratello, da un santo, don Luigi Orione: «La vita di don Orione insegna con l’efficacia irresistibile delle opere, che una cosa sola durevolmente e universalmente vale, in vita e oltre la morte: la Carità. Le altre cose tutti cui tanto teniamo, l’ingegno e la cultura, le ricchezze e la posizione sociale, la casta e il sangue, finiscono per dividere gli uomini e metterli qualche volta gli uni contro gli altri, ferocemente: la carità non mai. La carità unifica e salva. É un valore assoluto, universale e costante, per tutti i tempi e per tutti gli uomini. L’unico valore spirituale nel quale tutti si trovano concordi. Perché, dopo tutto, una cosa sola vale ed è urgente per tutti: fare del bene». Tutti abbiamo un maestro che ci insegna, con la vita più che con le parole.