Mi hanno zittito, hanno cancellato le parole che avrei voluto dire; perciò non so più che cosa dire.
Avremmo voluto dire: Pace; ma mi hanno detto: “Non dire pace, perché in questo momento vorrebbe dire consigliare ai deboli di rassegnarsi alla prepotenza dei forti”.
Avremmo voluto dire: Giustizia; ma mi hanno detto: “Non dire giustizia, perché tutti quelli che stanno facendo la guerra e uccidendo la gente e distruggendo la terra sono convinti di fare una cosa giusta”.
Avremmo voluto dire: Verità; ma mi hanno detto: “Non dire verità, perché non abita più sulla terra la verità; qui non si tratta di verità, ma di ragioni per darsi ragione”.
Avremmo voluto dire: Trattative e Diplomazia; ma mi hanno detto: “Non dire diplomazia, si deve dire deterrenza e riarmo perché le condizioni per trattare devono essere quelle di fare paura”.
Avremmo voluto dire: Perdono; ma mi hanno guardato con un sorriso di compatimento come si guardano i bambini ingenui al catechismo.
Avremmo voluto dire: Riconciliazione; ma mi hanno detto: “Non dire riconciliazione, perché si deve dire risarcimento e vendetta, perché non si può stare allo stesso tavolo con chi ti ha ucciso un figlio e distrutta la casa”.
Hanno dunque cancellato dal vocabolario dell’umanità le parole che avrei voluto dire, che la Chiesa di Dio vorrebbe dire. E quindi? Rimasti senza parole, non ci resta che stare lì sotto la Croce, per dare compimento alla Scrittura, dove tutto è ridotto al silenzio e si dice solo: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37).
Rimasti senza parole, non ci resta aprire la porta di casa, come il discepolo amato: «E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19,27), si dice di Maria, si dice della Chiesa, dell’umanità.
Rimasti senza parole non ci resta che stare lì, sotto la croce, per ricevere in consegna lo Spirito: «E, chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv 19,30).
Rimasti senza parola non ci resta che stare lì, sotto la croce, perché dal fianco trafitto uscì sangue e acqua, vita e amore, alleanza nuova ed eterna.

