Immacolata concezione di Maria Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-28 «Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria». (Lc 1, 26-27) C’è una giovane donna che sta vivendo la sua vita, piena di sogni e speranze. É “promessa sposa” ovvero in lei si fa strada un percorso che disegna il futuro, una direzione pre-vedibile, con dei passi che i più sentono di poter immagina-re con poco margine di dubbio. Ecco, proprio in questa vita irrompe l’imprevedibile. Un angelo di Dio porta un saluto che avvolge e trasforma. La vita di questa donna si prepara al cambiamento ed esprime, pur nello stupore, la fiducia di lasciarsi accompagnare verso qualcosa di veramente nuovo. Nella vita di oggi, in ogni vita degli uomini, il modo di chiamare di Dio può essere un saluto che chiede una trasformazione profonda, che incide più di una comunicazione telematica, che chiede e offre ascolto senza complicate mediazioni. A noi tutti è offerto il dono di poter ascoltare tra tante voci il saluto di Dio che riempie di grazia e che chiama ad un salto di qualità verso la pienezza della vita. Preghiera Ave, Regina dei cieli. Ave, Signora degli angeli; porta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Godi, vergine gloriosa, bella fra tutte le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore. (antifona alla Beata Vergine, compieta ambrosiana)