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Letture Rito Ambrosiano

Gen 21,7-21; Sal 118, 73-80; Pr 10,28-32; Mt 6,19-24

10 Marzo 2010

 GENESI Lettura del libro della Genesi 21, 7-21 In quei giorni. Sara disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo: “che Sara avrebbe allattato figli?”. Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!». Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che il figlio di Agar l’Egiziana, quello che lei aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco». La cosa sembrò un gran male agli occhi di Abramo a motivo di suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: «Non sembri male ai tuoi occhi questo, riguardo al fanciullo e alla tua schiava: ascolta la voce di Sara in tutto quello che ti dice, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava, perché è tua discendenza». Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre d’acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Ella se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. Tutta l’acqua dell’otre era venuta a mancare. Allora depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d’arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Sedutasi di fronte, alzò la voce e pianse. Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Àlzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione». Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua. Allora andò a riempire l’otre e diede da bere al fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d’arco. Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie della terra d’Egitto. SALMO Sal 118 (119), 73-80 ® Veri e giusti, Signore, sono i tuoi giudizi. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato: fammi capire e imparerò i tuoi comandi. Quelli che ti temono al vedermi avranno gioia, perché spero nella tua parola. ® Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umiliato. Il tuo amore sia la mia consolazione, secondo la promessa fatta al tuo servo. ® Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia. Si vergognino gli orgogliosi che mi opprimono con menzogne: io mediterò i tuoi precetti. ® Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti. Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi. ® PROVERBI Lettura del libro dei Proverbi 10, 28-32 Figlio mio, / l’attesa dei giusti è gioia, / ma la speranza degli empi svanirà. / La via del Signore è una fortezza per l’uomo integro, / ma è una rovina per i malfattori. / Il giusto non vacillerà mai, / ma gli empi non dureranno sulla terra. / La bocca del giusto espande sapienza, / la lingua perversa sarà tagliata. / Le labbra del giusto conoscono benevolenza, / la bocca degli empi cose perverse. PdD I/II VANGELO Lettura del Vangelo secondo Matteo 6, 19-24 In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».