«Un invito a guardare insieme la città con quello sguardo più profondo che nasce dall’incontro con la fragilità»: così don Virginio Colmegna, presidente di Fondazione Son, presenta la sua lettera pubblicata sul sito della Fondazione (vedi qui).
Nel «tempo complesso» che Milano sta vivendo, Colmegna (si legge nella premessa) ha sentito il bisogno di rimettere al centro «la convinzione che siano le persone più vulnerabili a custodire la profezia di cui la città ha bisogno per ritrovare se stessa». La lettera parla di Milano, «del suo futuro possibile, della necessità di una cultura della cura che sia capace di legami e non di separazioni». Parla anche del cammino di Son, «laboratorio che testimonia quanto la fragilità – quando è accolta – generi pensiero, relazioni, bellezza e responsabilità civile», espressione concreta «di una città che non isola, ma connette; non teme la vulnerabilità, ma la riconosce come risorsa; non si chiude nei recinti del Terzo settore, ma apre spazi nuovi di comunità, autonomia e vita buona». «Proprio dai più fragili – conclude Colmegna – può venire il contributo migliore per un futuro più giusto».




