Pensano spesso al proprio futuro e mentre esprimono una costante preoccupazione, mostrano un approccio progettuale e consapevole. In loro convivono insicurezza e ansia, ma anche curiosità e motivazione. È il ritratto degli adolescenti italiani che, interrogandosi sul domani, raccontano paure e desideri, indicano i valori che ritengono essenziali per la propria realizzazione personale e per quella della collettività.
Un’istantanea scattata da una ricerca condotta dal Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia) e promossa da Avvenire e ScuolAttiva onlus, presentata oggi a Milano in un convegno dal titolo «Siamo futuro: gli e le adolescenti si raccontano», svoltosi presso l’ateneo.
Il convegno
L’appuntamento si è aperto con i saluti istituzionali di Domenico Simeone, preside della Facoltà di Scienze della Formazione, Marco Girardo, direttore di Avvenire, e Simona Frassone, Presidente di ScuolAttiva Onlus. Sono seguiti gli interventi di Matteo Lancini, presidente della Fondazione “Minotauro”, in dialogo con i ragazzi e le ragazze, moderati dalla giornalista di Avvenire Viviana Daloiso, e le relazioni delle docenti dell’Università Cattolica Alessandra Carenzio, Linda Lombi e Annalisa Valle, sui temi della tecnologia, del rapporto tra tradizione e innovazione e del volontariato come esperienza educativa. Accanto a loro, sul palco la professoressa Cecilia Delvecchio dell’istituto di istruzione superiore Mattei di San Donato, due studenti, Chiara Luzi collaboratrice del Cross, Centro Ricerche Orientamento Scolastico e Professionale, ed Elena Di Natale, responsabile del volontariato di Medici Senza Frontiere, per raccontare esperienze e progetti.
Durante l’incontro sono stati presentati e commentati i risultati dell’indagine realizzata su un campione di 752 giovani tra i 16 e i 18 anni, che delinea un quadro ricco e complesso della condizione adolescenziale in Italia.
L’indagine
I dati raccontano una generazione che si muove tra il desiderio di autonomia e il bisogno di stabilità, tra curiosità e inquietudine, tra fiducia nel progresso e preoccupazione per l’incertezza del presente. Provenienti da tutta Italia, i giovani coinvolti descrivono un futuro che appare al tempo stesso come una promessa e una sfida, un mix di opportunità e incertezze.
Quasi tre su quattro dichiarano di pensare spesso o continuamente al proprio futuro, con livelli di riflessione variabili tra preoccupazione costante e pianificazione mirata. Le emozioni più sentite sono infatti preoccupazione, insicurezza e ansia, che però convivono con curiosità e motivazione. Quando si chiede di associare una parola al futuro, emergono termini come “cambiamento” (15%), “responsabilità” (12%), “ambizione” (11%), “indipendenza economica” (11%) e “speranza” (9%): un vocabolario che unisce senso del dovere, consapevolezza rispetto alle sfide che verranno, desiderio di affermazione personale e autonomia finanziaria.
Sul piano delle prospettive, la formazione resta al centro: il 76,7% dei giovani prevede di laurearsi, riconoscendo nell’istruzione la via principale per l’autorealizzazione. Quasi un quinto del campione invece – pari al 18,7% – immagina di entrare subito nel mondo del lavoro, considerandolo un’alternativa alla formazione accademica.
Anche le aspettative professionali rivelano una tensione tra sicurezza e indipendenza: il 70% sogna un impiego stabile a tempo indeterminato, ma cresce la quota di chi guarda con interesse al lavoro autonomo (20%) e a forme di lavoro ibrido e flessibile (35%). Nonostante il contesto complesso, il 60% degli intervistati si immagina soddisfatto della propria situazione economica, mentre il 36% ritiene di dover continuare a impegnarsi per migliorare la propria condizione.
La tecnologia viene considerata una risorsa: per il 43% dei ragazzi è uno strumento di supporto, utile a migliorare la vita quotidiana e professionale ma non sostitutivo delle decisioni umane. I giovani percepiscono la tecnologia come uno strumento da gestire con responsabilità e misura. La maggioranza parla infatti di integrazione e bilanciamento tra vita online e reale: una visione che riflette un approccio critico e consapevole al digitale da parte delle nuove generazioni.
Anche l’attenzione per l’ambiente rivela lucidità: la crisi climatica è percepita come una realtà irreversibile, ma non senza speranza di miglioramento, purché vi sia impegno collettivo e responsabilità personale.
Accanto a queste dimensioni emerge una forte centralità delle relazioni. La famiglia continua a essere un punto di riferimento simbolico e valoriale: molti intervistati si immaginano genitori attorno ai quarant’anni, in un modello di vita che coniuga tradizione e libertà. L’amicizia è percepita come presenza costante, rete affettiva e spazio di autenticità.
Significativo anche il ruolo del volontariato: il 42% dei ragazzi intervistati dichiara di svolgere questo tipo di attività, con una partecipazione più alta tra le ragazze (48%) rispetto ai ragazzi (32%), e senza differenze legate all’età. Le esperienze più diffuse riguardano il servizio educativo e parrocchiale, dagli oratori ai doposcuola, fino alle associazioni sportive. Il volontariato non nasce da un bisogno di sicurezza ma da una scelta libera e generativa: la ricerca non mostra infatti nessuna correlazione tra l’impegno solidale e l’incertezza verso il futuro. Al contrario, chi si dedica agli altri tende a pensare al domani con maggiore serenità e fiducia, trasformando la preoccupazione in responsabilità.
Le conclusioni
Nel complesso, l’indagine restituisce l’immagine di una generazione che non rinuncia a credere nel futuro, ma lo affronta con senso di responsabilità e realismo. Giovani che vogliono costruire il proprio domani, cercando equilibrio tra tradizione e innovazione, tra stabilità e flessibilità, tra lavoro e benessere personale. È un ritratto di ottimismo consapevole, in cui la paura dell’incertezza convive con la fiducia nella possibilità di incidere sul mondo.



