Occuparsi della salute e dell’inclusione sociale delle persone in assoluto più fragili e vulnerabili, coloro che non accedono ai servizi. È questo il senso del “Progetto Arcturus – Struttura di prossimità per la grave marginalità a Milano”, attuato, tra il 2022 e il 2024, da una partnership di dieci enti del Terzo settore, di cui capofila è Fondazione Casa della carità, su mandato di Regione Lombardia ATS Milano Città Metropolitana.
Il senso e i risultati dell’intervento sono stati presentati al ministro della Salute, Orazio Schillaci, in visita presso la Casa della Carità di via Brambilla, accompagnato dal direttore generale al Welfare di Regione Lombardia, Mario Melazzini dal direttore generale di ATS Milano Città Metropolitana, Walter Bergamaschi e dalla direttrice socio-sanitaria di ATS Milano Città Metropolitana, Federica Rolli.
Al termine del confronto, il ministro Schillaci ha fatto i complimenti alla Fondazione per le sue attività e ha mostrato il suo apprezzamento per il progetto Arcturus e per i suoi esiti. Arcturus ha operato secondo un modello sperimentale, fondato su quattro pilastri operativi: le cure primarie, i servizi di prossimità, il punto unico di accesso (PUA) e i centri diurni. Altri elementi innovativi sono stati la collaborazione strutturata tra operatori sociosanitari, pubblici e privati, e la costruzione di percorsi flessibili e personalizzati di cura. L’obiettivo era dare una risposta a una fetta della popolazione esclusa dal Servizio Sanitario Nazionale per barriere burocratiche, sociali o culturali.

Nei due anni di sperimentazione sono stati erogati circa 78 mila percorsi cosiddetti “leggeri”, come accessi a servizi di base e supporto sociale. A questi, si aggiungono poco più di 14 mila percorsi cosiddetti “complessi”, dove la presa in carico è stata più articolata avendo coinvolto équipe multidisciplinari e accompagnato le persone in percorsi di salute e autonomia.
La maggior parte delle persone prese in carico è rappresentata da uomini (67 per cento), seguiti da donne (30 per cento) e da persone transgender (3 per cento); la fascia d’età prevalente è quella compresa tra i 18 e i 49 anni (66,7 per cento), mentre sul piano della provenienza geografica emerge una significativa presenza di individui originari dell’Africa nord-sahariana, che costituiscono il 43,1 per cento dell’utenza complessiva.
Arcturus, oggetto di monitoraggio di università e centri di ricerca, ha dimostrato che è possibile ridurre gli accessi impropri al Pronto soccorso, oltre a migliorare la salute percepita delle persone più fragili (nel 64 per cento dei casi). Le attività hanno incluso l’erogazione di cure primarie continuative e di prevenzione primaria e secondaria, supporto psicologico, distribuzione farmaci, accoglienza, laboratori e attività educative, in un’ottica di integrazione tra sociale e sanitario. Uno degli aspetti innovativi del progetto è stata l’introduzione controllata della possibilità di rilasciare il codice STP e di utilizzare ricettari del SSN, garantendo accessi tempestivi e riducendo il sovraccarico dei servizi d’emergenza.
«Arcturus è nato – ha dichiarato don Virginio Colmegna, presidente onorario della Fondazione Casa della Carità – sul principio cardine dell’ascolto attivo della persona fragile e vulnerabile, con la quale bisogna costruire percorsi personalizzati e non standardizzati. Il progetto si è fondato anche su alcuni elementi innovativi come l’impiego di équipe multiprofessionali integrate e la co-programmazione tra enti pubblici e del Terzo settore. Il lavoro fatto dimostra che mettere la relazione e la prossimità al centro del welfare produce salute, fiducia e coesione sociale».
«I risultati raggiunti da Arcturus – ha dichiarato don Paolo Selmi, presidente della Fondazione Casa della Carità – dimostrano che è possibile costruire un welfare di prossimità efficace, inclusivo e sostenibile. Ora è il momento di consolidare questo modello, estenderlo ad altri enti del Terzo settore e integrarlo stabilmente nella programmazione territoriale. Per farlo, servono scelte lungimiranti e una continuità politica e finanziaria che rendano strutturale questo approccio, a beneficio delle persone più fragili e dell’intera comunità».
Al termine del confronto, il ministro Schillaci ha espresso il vivo apprezzamento per il progetto Artcurus, che «rappresenta un modello di positiva collaborazione tra le strutture del Servizio Sanitario Nazionale e il volontariato attivo sul territorio». «La Casa della Carità – ha affermato il ministro – è la dimostrazione che l’impegno congiunto tra istituzioni e realtà sociali può contribuire ad affrontare con maggiore efficacia le situazioni più critiche della fragilità e dell’emarginazione».




