Link: https://www.chiesadimilano.it/cms/speciali-archivio/positivi-nella-anima/prevenzione-e-cura-dellhivaids-25203.html
Speciale

Difendiamo dall’Aids le donne africane e i loro bimbi

Share

Positivi nell'anima

Prevenzione e cura dell’Hiv/Aids

L’età media della popolazione in Zambia è di 16 anni e l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 46 anni: i dati riflettono la gravità del flagello che affligge il Paese: l’AIDS

19 Maggio 2011

In Zambia, l’età media della popolazione è di 16 anni e l’aspettativa di vita alla nascita è di circa 46 anni, con una mortalità infantile del 14%. I dati riflettono la gravità del flagello che affligge il paese: l’Aids, responsabile di altissimi tassi di mortalità.
La Clinica prenatale del Mtendere Mission Hospital riceve circa 1200 pazienti come prime visite ogni anno: tutte queste donne vengono testate per l’Hiv presso il laboratorio, interno all’ospedale, per la diagnosi di malattie sessualmente trasmissibili. Quelle che risultano positive vengono seguite presso il Consultorio, dove si cerca di coinvolgere anche il marito, e presso la Art Clinic, dove si effettuano tutti gli esami necessari.
Le madri sieropositive devono iniziare la terapia antiretrovirale (Arv) il prima possibile e seguirla per tutta la gravidanza e oltre. I farmaci antiretrovirali, infatti, sopprimono il virus nel corpo della persona, ma non lo eliminano e, quindi, devono essere assunti per tutta la vita: sono fondamentali perché l’organismo non abbia gli effetti dell’infezione, ovvero immunodepressione e quindi forte esposizione ad altre malattie, come polmonite o normali infezioni, che provocano anche la morte in pazienti immunodepressi.
Il rischio di trasmissione verticale del virus, ovvero dalla madre sieropositiva al feto, è di circa il 40% se non si effettua alcuna misura Arv preventiva. Diversamente, con un’efficace terapia antiretrovirale, il rischio di trasmissione dell’Hiv dalla mamma al bambino si attesta intorno al 2%.
I figli di madri sieropositive devono iniziare la terapia entro 72 ore dalla nascita. Il parto dovrebbe avvenire in ospedale per garantire alcune precauzioni fondamentali per limitare il contatto con il sangue della mamma: è questo passaggio, infatti, la fonte maggiore di contagio del virus.
Un bimbo Hiv positivo ha il 50% di probabilità di morire entro il primo anno di vita e in ogni caso non molti sopravvivono oltre i 9 anni. Per questo, dopo il parto, il bambino viene seguito all’interno dell’Umoyo (“vita” in lingua locale) Clinic, ambulatorio interno al Mtendere. Qui, personale medico preparato si occupa di somministrare, da subito e per almeno 2 anni, la terapia antibiotica di profilassi per eventuali malattie opportunistiche, di effettuare il test HIV a circa 2 mesi dalla nascita, di svolgere controlli mensili e di seguire madre e figlio durante l’allattamento, altra fase delicata per la trasmissione verticale del virus.