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Duomo di Milano

Pietro Casola: un canonico intelligente e vivace

Con questo numero, inizia la collaborazione del canonico mons. Renzo Marzorati, bibliotecario del Capitolo Metropolitano, che presenterà le figure di alcuni Canonici del passato

27 Maggio 2017
Milano, Biblioteca del Capitolo Metropolitano: Pietro Casola offre alla Vergine un Codice (Antifonario, 1502, miniatura)

La Biblioteca Capitolare è nata per conservare con cura i libri liturgici. Sfogliando un Evangelario miniato della fine del sec. xv – molto bello – volli conoscere chi l’avesse donato, e incontrai una personalità intelligente, vivace, interessante: il canonico Pietro Casola. Nato nel 1427 da nobile famiglia milanese, educato umanisticamente, intraprese la carriera ecclesiastica. Fu segretario dell’Oratore del Duca di Milano alla Corte Pontificia per quasi quindici anni nella seconda metà del 1400. Nel 1467 papa Paolo ii lo nominò prevosto di San Vittore martire in Corbetta, carica che egli conservò sino alla morte.
Dal 1476 viene segnalata la presenza del Casola tra i Canonici ordinari del Duomo, dove continua ad approfondire le sue conoscenze della liturgia ambrosiana, che lo porteranno a realizzare alcune opere importanti per la storia e la vita del nostro Rito. Fu lui a curare una delle prime edizioni del Breviario ambrosiano, stampata nel 1490, realizzata studiando criticamente codici antichi e particolarmente le tradizioni della Cattedrale. Nel 1502 venne nominato canonico anche della basilica di Sant’Ambrogio di Milano. Morì nel 1507, assistito da Ambrogio da Velate, già medico di Ludovico il Moro.
Scoprii nella Biblioteca una sua opera, il Viaggio a Gerusalemme, stampata per la prima volta nel 1855. Uno studioso milanese, Giulio Porro, ne aveva trovato il manoscritto nella Biblioteca Trivulziana e l’aveva trascritto ed edito – col permesso del marchese Giorgio Teodoro Trivulzio – come dono per le nozze della figlia del Marchese, Evelina. Nel Diario del suo pellegrinaggio in Terra Santa, Casola ci dice di avere avuto fin da giovane il desiderio di visitare quei luoghi, legati alla storia della nostra salvezza; non poté realizzare questo desiderio prima per mancanza di mezzi, e poi di tempo. Ma arrivato alla «vegieza» (aveva compiuto i 66 anni e, per quel tempo, era già un vecchio!) decide che deve realizzare il sogno e partire. Cerca compagni: più d’uno promette di accompagnarlo, ma poi si tirano tutti indietro.
Tant’è: il Casola si impegna con voto a partire pellegrino, anche da solo. Prima però un regalo da buon liturgista per i suoi confratelli canonici. L’arcivescovo Nardini aveva ripristinato la consuetudine del triduo di Litanie Maggiori, preghiere processionali da celebrarsi dopo la festa dell’Ascensione. Casola prepara un libretto con tutte le preghiere e le rubriche (in volgare!) per queste celebrazioni, lo fa stampare (bene) a sue spese il 22 aprile 1494 e lo regala ai canonici. Terminata l’ultima di queste Processioni, il 14 maggio, all’altare maggiore del Duomo, Casola chiede all’arcivescovo Guidantonio Arcimboldi la Benedizione del pellegrino. L’Arcivescovo lo benedice e lo abbraccia, e così tutti i confratelli canonici. Casola si rifornisce di «tre sachi» ben pieni: uno di pazienza, l’altro di soldi e il terzo di fede (il nostro canonico è un vero prete e, durante tutto il pellegrinaggio, questo sacco di fede lo aprirà spesso). Il giorno dopo parte a cavallo, accompagnato sino a Pioltello da parecchi amici. Viaggia a occhi aperti e curiosi. Non visita solo le chiese, ma anche luoghi interessanti o di pubblica utilità. A Brescia gli piace particolarmente il mercato generale delle carni per la grande pulizia e abbondanza; a Verona ammira l’Arena, ma ne nota la grande «spurcitie»; a Venezia sottolinea la bellezza delle chiese (la più piccola, afferma, è più bella di tutte le chiese di Milano, fatta eccezione per il Duomo che non sarà mai finito…). Proprio alla descrizione della bellezza di Venezia, dei suoi palazzi e chiese, dei suoi costumi sono dedicate molte pagine del Diario. Scopriamo anche un particolare curioso e divertente. Prima di partire in galea per la Terra Santa, si fa una cena a San Francesco delle Vigne, la chiesa dei Lombardi a Venezia, e il nostro canonico prepara la cena «a la Milanese et maxime una torta»: sapeva fare anche il cuoco! Dell’interessante pellegrinaggio ricordo solo un episodio. Giunti al fiume Giordano, la guida invita i pellegrini a toccare le acque, e, per chi lo desidera, anche ad immergersi. Il nostro Casola si spoglia e fa nel fiume una bella nuotata: era davvero vivace e in forma per la sua età! Tornato a Milano, riprende la sua attività, con importanti studi liturgici, tra i quali uno che approfondisce la celebrazione della Messa, con interessanti riferimenti anche alle liturgie orientali. Generosamente dona due splendidi Evangeliari miniati, uno al Duomo e uno alla Basilica Sant’Ambrogio di cui era pure divenuto canonico, con lo stemma della sua famiglia. Un uomo, un bravo prete, un canonico intelligente, simpatico: degno di essere ricordato.