C’è un museo, in terra ambrosiana, che è sempre piacevole tornare a visitare. Per la sua storia singolare, per le sue opere pregevoli, per la sua collocazione suggestiva. È il Museo Baroffio, che sulla cima del Sacro Monte sopra Varese, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, custodisce i tesori dell’antico santuario mariano, affacciato sul vasto e incantevole paesaggio prealpino. Un luogo di bellezza, dove la mente si apre, l’anima respira. Con sguardi ogni volta nuovi.
Oggi i visitatori del Baroffio hanno un ulteriore strumento, per godere pienamente del museo: una nuova, agile guida che in maniera semplice e accattivante presenta le principali opere della raccolta sacromontana, fornendo per ognuna la riproduzione fotografica e la scheda descrittiva. Curato con la consueta passione dalla direttrice Laura Marazzi, il volumetto – 94 pagine, 10 euro, edito da Nomos – si inserisce nel progetto di valorizzazione dei musei di Varese, che è un felice lascito delle iniziative avviate in occasione di Expo 2015.
Un museo, questo sorto accanto a Santa Maria del Monte, che può essere considerato uno dei primi nel suo genere in Lombardia, essendo stato aperto al pubblico già nell’estate del 1900, visitato in anteprima dall’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Andrea Ferrari.
Nata sotto l’egida di Lodovico Pogliaghi, l’ecclettico artista che scelse proprio il Sacro Monte come suo rifugio d’elezione, la sede espositiva porta il nome del generoso benefattore, il barone Giuseppe Baroffio, che alla sua morte, nel 1929, lasciò al santuario l’intero suo patrimonio. Così che il museo fu prontamente ampliato e arricchito, benedetto dal cardinal Schuster nel settembre del 1936 nell’ambito del Congresso eucaristico diocesano che si tenne proprio a Varese.
Cinquant’anni più tardi fu invece monsignor Pasquale Macchi, già segretario di papa Paolo VI, a occuparsi con passione del Sacro Monte e del suo museo in particolare, a cui donò anche diverse e importanti opere, soprattutto di artisti contemporanei. Una memoria che oggi, nel decennale della scomparsa, si fa ancora più cara e grata.
Dal 2001, così, il Museo Baroffio vive una nuova e feconda stagione della sua lunga storia. Raccontando e illustrando le vicende di un luogo-simbolo per la fede varesina, tra i più significativi per l’intera diocesi ambrosiana.
Attraverso capolavori come la Madonna col Bambino di Domenico e Lanfranco da Ligurno, mirabile scultura romanica del XII secolo che, con l’ineffabile sorriso della Madre e del Figlio, accoglieva i pellegrini che salivano a Santa Maria del Monte, ieri come oggi.
O come lo straordinario antifonario miniato da Cristoforo de’ Predis, capolavoro dell’arte lombarda del Quattrocento.
O ancora come il rarissimo paliotto leonardesco che riprende la celebre Vergine delle rocce, nella sua prima versione (quella ora al Louvre).
Di tutto ciò, e di molto altro ancora, si trova notizia naturalmente nella nuova guida. Ma il Museo Baroffio continua a essere animato anche da una serie di iniziative culturali e da attività didattiche, indirizzate a diverse tipologie di pubblico.
In questa seconda parte del mese di maggio, ad esempio, grande attenzione viene data ai temi legati al Giubileo in corso, con un incontro che a partire da una bella tavola cinquecentesca conservata nel museo mostrerà come le opere di misericordia corporale sono state illustrate nell’arte (sabato 21, alle ore 17).
A chiusura del mese dedicato alla Vergine, martedì 31 maggio, sempre alle 17, sarà invece proposto un particolare percorso attraverso le opere moderne del Baroffio, per scoprire come alcuni grandi artisti del Novecento, da Bodini a Guttuso, da Minguzzi a Longaretti, hanno ritratto il volto di Maria.
Grande novità, inoltre, è l’esposizione del coccodrillo finalmente restaurato, sorprendente ex voto del XVIII secolo la cui romanzesca “avventura” abbiamo narrato un anno fa su queste stesso portale, e che oggi viene raccontata in una visita guidata appositamente dedicata, al mercoledì, con inizio alle ore 15.30.
Il curioso rettile è anche al centro delle attività e dei laboratori rivolti ai visitatori più piccoli, dai 5 ai 10 anni, che si svolgono negli orari di apertura del museo (fino a settembre: giovedì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 15.00-18.30; martedì e mercoledì 15.00-18.30).
E allora buona visita al Museo Baroffio, facendo attenzione… alle fauci del coccodrillo!