Potrebbe sembrare una congiura del destino (il diavolo, probabilmente…). L’Incontro mondiale delle famiglie 2012 sta prendendo forma nella morsa di tre fenomeni congiunti, a dir poco sfavorevoli: l’”inverno demografico” che attanaglia il vecchio continente; la crisi economica, con tutto quel che ne consegue; infine, il processo di delegittimazione cultural-politica del modello di famiglia che la Chiesa annuncia e la Costituzione riconosce.
Non cadiamo, però, nella trappola del pessimismo. Il tempo in cui Dio fa vivere i suoi figli non è mai ostile, in assoluto, alla Buona notizia. Guai a rimpiangere un passato mitologico: l’oggi di Dio ci raggiunge qui e ora. Occorre, però, cogliere le sfide e affrontarle a viso aperto. È qui il senso della venuta di Pietro fra noi: il Papa sarà tra e con le famiglie per incontrarle e confermarle nella fede.
Le sfide, si diceva. La prima: la Chiesa annuncia una famiglia aperta alla vita, eppure le proiezioni demografiche parlano di un Paese (l’Italia) e di un continente (l’Europa) che non scommettono sul futuro.
Seconda sfida. Family 2012 mette a tema il lavoro e la festa. Ma tutto questo accade nel bel mezzo di una crisi che scuote dalle fondamenta la vita di milioni di famiglie. Si parlerà di lavoro; eppure, mai come oggi, esso appare come un miraggio per gli uni (un giovane su tre, sfiduciato, ha rinunciato a cercane uno) oppure un idolo per gli altri (chi ce l’ha se lo tiene ben stretto e non batte ciglio se gli vien chiesto di far straordinari). Ciò significa che i credenti saranno una volta di più provocati a mostrare come solo un’economia dal volto autenticamente umano – come quella tratteggiata dal Papa nella Caritas in Veritate – rispetta la persona nella sua integrità e le sue relazioni. A partire da quel concentrato di rapporti assolutamente speciali che è la famiglia.
Terza. Proprio alla vigilia dell’Incontro mondiale delle famiglie, il Consiglio comunale di Milano discute sull’introduzione del “registro delle unioni civili”. E da più parti si levano inviti alla Chiesa ad ammorbidire, se non le posizioni dottrinali, almeno le prassi relative ai “nuovi modelli” di famiglia. Qui occorre chiarezza.
Non da ieri la Diocesi di Milano ha preso a cuore la situazione delle “famiglie dal cuore ferito”. Tanti ricorderanno la bella lettera scritta dall’arcivescovo emerito Dionigi Tettamanzi. Il cammino della Chiesa oggi continua sulla medesima scia: proprio alle “famiglie dal cuore ferito” è dedicato uno dei momenti di riflessione previsti nel corso del Congresso teologico-pastorale che preparerà l’arrivo del Papa. Anche in tal caso, la questione non sta nel diluire la proposta cristiana per renderla meglio digeribile alla cultura attuale. Semmai si tratterà di annunciarla in termini più credibili, ossia in modo che ne risulti più chiara quella che il cardinale Angelo Scola chiama la «convenienza umana». Non significa, beninteso, ergersi su piedestalli di sorta, bensì riaffermare, con le armi di una dolce persuasione, la pertinenza sempre attuale del Vangelo con le attese, le fatiche e le speranze dell’uomo e della donna di oggi. +
C’è da immaginare che Papa Benedetto XVI – che ha improntato il suo magistero sulla «ragionevolezza della fede» – proprio a questo ci richiamerà, ossia a mostrare che la famiglia secondo il Vangelo è un patrimonio non solo dei credenti, ma dell’umanità intera.