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Stazione Centrale

Sulla torre con Oliviero, Giuseppe e Carmine

Don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale sociale e del lavoro, ha portato la solidarietà della Diocesi ai lavoratori che da due settimane manifestano contro gli 800 licenziamenti alla Wagons Lits

di Silvio MENGOTTO

30 Dicembre 2011
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«Noi, come credenti, vogliamo affidare al Padre questa situazione, chiedendo un aiuto affinché, anche per intercessione di Dio, si possa trovare una soluzione. Voglio pregare per voi, ma anche per tutte le altre persone che in altre parti stanno soffrendo per la mancanza di occupazione. Incontro giovani che non riescono a inserirsi nel lavoro, adulti che lo perdono e che non riescono a ritrovarlo… Per tutte queste persone vogliamo affidarci alla Madonna».

È la preghiera che don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Milano, ha recitato oggi pomeriggio su espresso desiderio di Oliviero, Carmine e Giuseppe, i tre ferrovieri della “Wagons-Lits” che da oltre due settimane si sono installati sopra una torre-faro della Stazione Centrale per protestare contro i licenziamenti che minacciano 800 lavoratori della loro azienda.

Il 16 dicembre, inaugurando e benedicendo il Rifugio Caritas presso i locali della Stazione, era stato lo stesso cardinale Angelo Scola a ricordare pubblicamente la protesta dei tre lavoratori. Ora, parlando al telefono coi tre, don Walter ha portato la sua solidarietà e quella della Diocesi: «È una situazione molto grave, che ci preoccupa. Queste persone vivono da alcuni giorni in una condizione- limite, anche a causa del freddo. Da una parte ci sentiamo impotenti, dall’altra parte occorre comunque essere solidali con uomini e donne che desiderano semplicemente lavorare…». Al telefono Oliviero chiede ai giornalisti: «Non inquadrateci più dai monitor… Non siamo allo zoo, vi invitiamo ad approfondire il problema…».

La protesta

«Siamo tutti sulla torre» è lo striscione in Stazione che indica il punto su cui Oliviero, Giuseppe e Carmine sono accampati per manifestare. Accostando il marciapiede del binario 24 si raggiunge la torre avvolta da striscioni di protesta. Al suo fianco, uno scalo abbandonato trasformato nel centro organizzativo della protesta e per l’accoglienza di persone che vogliono portare la loro solidarietà.

La mobilitazione era partita da Roma lo scorso 24 novembre, per approdare poi a Torino e infine a Milano dove, in Stazione, sono state raccolte più di 4500 firme contro i licenziamenti, che rappresentano un peso enorme per i lavoratori e le loro famiglie.

Mentre in Francia si rilancia il treno notturno, in Italia si sono soppresse corse e da diversi mesi sono state bloccate la vendita e la prenotazione dei biglietti. Oliviero, Giuseppe e Carmine chiedono di ripristinare i collegamenti di media e lunga percorrenza per il Sud del Paese. «Con questa politica – spiega Vincenzo Mazzeo, dirigente sindacale della Cgil – non ci sono più treni notturni che, partendo da Milano, arrivano in Sicilia o in Puglia». Le regioni interessate sono Piemonte, Lombardia e Veneto, quelle più colpite sono Sicilia, Puglia e Calabria: questi licenziamenti spezzano l’Italia.

La solidarietà

In questi giorni si sono susseguiti gesti di solidarietà e amicizia di colleghi e semplici cittadini milanesi. A Natale Susanna Camusso (segretario generale Cgil) aveva incontrato i manifestanti e parlato al telefono con i tre lavoratori. Un medico di Emergency, accompagnato da Gino Strada, si era assicurato delle loro buone condizioni di salute. Il Cral di Linate ha inviato 250 panettoni e 10 cassette di arance sono state regalate dal mercato ortofrutticolo. Quest’oggi hanno solidarizzato con i lavoratori anche i familiari della vittime della strage di Viareggio del giugno 2009.

«Il gesto di solidarietà che ha commosso tutti i presenti è stato quello di due bambini a Natale – dice ancora Mazzeo -. Sono arrivati con la loro mamma che aveva in mano un ciocco di legno. Un bambino ha regalato un pallone di calcio per uno dei figli di chi è sulla torre, mentre l’altro, in una lattina di caffè, ha portato tutti i suoi risparmi di un anno».

Nello scalo è stato allestito anche un piccolo presepe e, sotto la torre, un albero di Natale. Sui rami verdi sono appese lettere di solidarietà. In una di queste si legge: «Tu che ne dici, se in questo Natale faccio un bell’albero dentro il mio cuore e ci attacco, invece dei regali, i nomi di tutti i miei amici? Gli amici lontani e vicini. Gli antichi e i nuovi. Quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado. Quelli che ricordo sempre e quelli che, alle volte, restano dimenticati. Quelli costanti e intermittenti. Quelli delle ore difficili e quelli delle ore allegre. Quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire. Quelli che conosco profondamente e quelli dei quali conosco solo le apparenze. Quelli che mi devono poco e quelli ai quali devo molto. I miei amici semplici e i miei amici importanti. I nomi di tutti quelli che sono già passati nella mia vita. Un albero con radici molto profonde perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore. Un albero dai rami molto grandi, perché nuovi nomi venuti da tutto il mondo si uniscano ai già esistenti. Un albero con un’ombra molto gradevole, la nostra amicizia sia un momento di riposo durante le lotte della vita».