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Al gelo

«Senzatetto, ci ricordiamo di loro solo quando fa freddo»

Le temperature rigide di questi giorni espongono i clochards a rischi di assideramento. «Istituzioni e volontariato non fanno mancare assistenza, anche con proposte flessibili - rileva Alessandro Pezzoni di Caritas Ambrosiana -. Ma occorre andare oltre l’emergenza, aumentando l’attenzione e la qualità degli interventi. E dare loro un alloggio di cui siano responsabili»

di Francesco CHIAVARINI

15 Gennaio 2017

Gelo, neve e vite di senzatetto spezzate dal gelo. Raccontati spesso negli stessi articoli, negli stessi servizi, come se le morti per assideramento di chi vive per strada, vere o presunte, fossero un’indicazione meteo supplementare: la prova che il freddo è davvero arrivato.

Nei primi giorni dell’anno, da quando i venti polari hanno iniziato a spazzare in lungo e in largo l’Italia, sono state almeno 8 le persone morte per il freddo, e 6 di loro erano in strada. Tra queste va annoverato anche un polacco di 66 anni, che si trovava a Milano, in un palazzo abbandonato in via Antegnati, nella zona sud della città, benché l’autopsia sul cadavere non abbia riscontrato tracce di assideramento. «Il conteggio delle morti per assideramento è un triste e involontariamente cinico rito che si ripete ogni anno e continuerà a ripetersi fino a quando dei senzatetto ci si ricorderà solo quando scende la temperatura», sostiene Alessandro Pezzoni, responsabile area grave emarginazione di Caritas Ambrosiana.

Intende dire che Milano, istituzioni e volontariato, non stanno facendo abbastanza?
Al contrario. Stanno facendo molto. Ogni notte, a turno, i volontari di varie associazioni danno tè caldo, coperte, cibo e fanno tutto quello che è possibile per aiutare chi è in strada. Si può dire che non ci sia una notte senza che vi sia un qualche forma di assistenza. Il Comune, inoltre, da qualche anno ormai, ogni inverno, predispone un numero crescente di posti letto nei dormitori pubblici e privati. In queste notti ce ne sono alcune centinaia addirittura liberi…

E allora?
«Il punto è proprio questo. Perché quei posti non vengono occupati? Perché continua a rimanere sulla strada un zoccolo duro di senzatetto che rifiuta l’assistenza?»

Il Comune ha risposto diversificando l’offerta: per venire incontro per esempio a chi non vuole separarsi dal proprio cane ha individuato una struttura che accoglie anche gli animali; per chi non vuole andare in dormitorio c’è una proposta all’attenzione del Consiglio regionale per aprire le stazioni di notte ai senzatetto. Non sono buone idee?
Avere pensato, per la prima volta quest’anno, anche a luoghi per chi vive in strada con un animale è un segno di grande attenzione. Giusto anche immaginare soluzioni flessibili, a bassa soglia, dove si può trovare riparo senza sottostare a condizioni e regole. Ma queste sono sempre e solo misure di emergenza. Vanno prese ma bisogna anche guardare oltre. Non possiamo ricordarci che esistono i senzatetto solo quando arriva l’inverno e dimenticarcene per il resto dell’anno.

Quindi concretamente che cosa andrebbe fatto?
Bisogna aumentare la qualità degli interventi e avere un’attenzione continua. Prima di tutto, inserire nelle unità di strada psicologi ed educatori. Farlo costa di più, ma è il solo modo per non fermarsi alla semplice distribuzione di beni di prima necessità, avviando relazioni che portino chi vive sulla strada ad accettare l’aiuto e quindi anche un posto in dormitorio. Poi bisogna sposare con decisione l’approccio che ha dato buoni risultati ovunque è stato applicato: si chiama, con un parola inglese, housing first; vuol dire che ai senzatetto bisogna dare prima di tutto un alloggio di cui possano sentirsi responsabili e fare così leva sulle loro capacità di auto-recupero.  Noi pensiamo che si possa procedere attraverso forme intermedie, offrendo anche una pluralità di soluzioni abitative: appartamenti sociali, di prima, seconda accoglienza, per un accompagnamento verso l’autonomia. Solo così si può sperare di superare l’ottica emergenziale e rendere alla lunga superflui anche i piani freddo.