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Milano

Scola: «Far trasparire la gloria
di Dio ogni giorno»

Il cardinale Scola ha presieduto in un Duomo gremito di molte migliaia di fedeli il Pontificale nella Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria. Lo sguardo amoroso di Dio che si è posato sulla madre del Signore è lo stesso che si posa su di noi ogni giorno, ha sottolineato l’Arcivescovo

di Annamaria BRACCINI

8 Dicembre 2014

Il dialogo tra Dio e Adamo, nel famoso brano di Genesi 3, che si oppone a quello tra l’angelo Gabriele e Maria, perché il primo – consapevole di essere colpevole –di fronte a Dio, che lo chiama e lo cerca, si nasconde, mentre Maria, al contrario, si espone, trasparente e fiduciosa, non avendo paura.
Il cardinale Scola, in un Duomo affollatissimo nel quale presiede il Pontificale nella Solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine, concelebrato dal Capitolo metropolitano, definisce, attraverso l’Annunciazione nella splendida pagina evangelica di Luca, quello che è il compito – ora come sempre – dei cristiani: annunciare la straordinario evento di grazia della venuta del Signore.
Certo, lo «sguardo amoroso di Dio che ha preservato la Madonna fin dal primo istante da ogni macchia di peccato, dovuto alla singolare missione che è chiamata a svolgere nel disegno salvifico della Trinità: essere la Madre di Gesù, il Figlio di Dio incarnato, il Redentore», delinea la grazia singolare a lei concessa – nota l’Arcivescovo –, ma è questa stessa grazia che «aiuta ognuno di noi a comprendere il mistero della nostra vocazione». Vocazione che deriva dall’«essere stati scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità», come dice Paolo nella lettera agli Efesini.
Dunque, la chiamata alla vocazione e alla santità è per tutti, come lo fu Maria, e impegna «a dire il nostro sì», nella gioia della testimonianza, alla quale papa Francesco non smette di richiamare i credenti.
Non a caso, alla giovane, futura, mamma del Signore, già “piena di grazia”, viene detto di rallegrarsi e nel testo greco, significativamente – come scrive nel suo volume dedicato all’infanzia di Gesù, il papa emerito Benedetto – le due parole, gioia e grazia sono formate dalla stessa radice. Da qui il «compito» cristiano che fu già della Vergine: “filtrare quella gloria di Dio che attraverso di lei passa e da lei sgorga”, per usare i bei versi del poeta gesuita Gerard Manley Hopkins, che l’Arcivescovo cita.
Ma come fare questo oggi, «perché i nostri fratelli uomini, soprattutto quanti vivono afflitti per la fame, la povertà, l’emarginazione, abbiamo consolazione così come nella nostra Milano e nelle terre ambrosiane?», si chiede Scola, domandandosi anche se «risplende sul nostro volto la gioia dell’essere stati scelti gratuitamente e la gratitudine è capace di divenire sorgente di gratuità quotidiana».
La risposta non può che essere nel cammino vissuto, giorno dopo giorno, che l’Arcivescovo affida, in conclusione a Maria, con le parole del Canto alla Comunione: “Facci seguire il cammino che ebbe l’inizio nella Tua concezione immacolata e il compimento nella Tua gloriosa assunzione. Sia questo il cammino della nostra vita. Siamo povere donne e poveri uomini, ma Tu sei nostra speranza».
 

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