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Milano

Scola ai giovani : «Vi invito in Arcivescovado per discutere con calma»

Dialogando con i giornalisti, il Cardinale torna sulle questioni che hanno coinvolto il Servizio Diocesano per gli Insegnanti di Religione e sul tentativo di alcuni studenti di entrare con la forza in Arcivescovado. E ai giovani lancia un appello: incontriamoci

di Annamaria BRACCINI

15 Novembre 2014

«Il desiderio mio e dell’intera Chiesa Ambrosiana è che ci sia un dialogo libero, forte e sostanziale con tutti, specialmente con i giovani. Li invito volentieri a discutere con me con calma, se lo vorranno in Arcivescovado, su ogni aspetto».
Dice così, con i giornalisti, il cardinale Scola che esprime i suoi sentimenti per un «un episodio doloroso che, mi auguro, non si ripeta mai più», riferendosi al tentato assalto alla Curia avvenuto ieri da parte di alcuni giovani che partecipavano a un corteo studentesco. E continua l’Arcivescovo: «Forse non ci si rende conto del grande lavoro che la nostra Chiesa e i sacerdoti svolgono quotidianamente a favore del mondo giovanile».
Il Cardinale risponde con chiarezza anche alle domande relative alla causa che hanno portato i manifestanti a volere entrare con la forza in Arcivescovado. «Mi dicono, io non ero a Milano, che i ragazzi erano già intenzionati a venire in Curia dove si stava svolgendo un piccolo convegno sulla Buona Scuola quale iniziativa del Ministero.
A questo si è, poi, aggiunta la questione della circolare IRC che va inquadrata nella sua giusta dimensione perché è evidente che un Ufficio importante di Curia, che segue oltre seimila professori, deve avere la preoccupazione di aiutarli a presentare la nostra visione di tali problemi, in modo particolare su questioni, come sono quelle relative alla sfera dell’eros e sessuale, sulle quali le famiglie sono molto sensibili.
Sono certo che l’intendimento di questo collaboratore fosse solo di raccogliere elementi utili a indirizzare un insegnamento che, rispettoso del Concordato, possa essere più efficace nell’proporre la nostra posizione».
Posizione, – l’Arcivescovo lo ribadisce –, «che è chiara e non implica nessuna omofobia, tanto che io stesso in una recente intervista rilasciata a “La Repubblica” ho detto che la Chiesa è stata lenta sulla questione omosessuale.
Il rispetto della dignità di ogni persona è fuori discussione e vogliamo viverlo fino in fondo, tuttavia, credo che abbiamo anche qualcosa di altrettanto decisivo da dire circa la questione dei diritti che sono connessi a questo orientamento sessuale. Purtroppo c’è stata un’inadeguatezza di espressione, ma sia ben chiaro che abbiamo chiesto scusa su questo, non sul contenuto della nostra proposta.
Non è vero che abbiamo fatto “marcia indietro”: anche qui, ritengo che si debba saper uscire dall’eccessiva personalizzazione di ogni evento, cosa che peraltro riguarda tutte le istituzioni.
Sarebbe sano riportare le figure, pur autorevoli, al loro giusto posto e non mettere sempre e solo in primo piano le autorità per questioni di scoop. Questa idea del questionario è stata un’iniziativa del Servizio per la Scuola che, peraltro, lavora benissimo, vòlta solo a conoscere cosa accade nelle scuole perché la nostra posizione possa essere offerta in modo efficace alla libertà di tutti. In un continuo processo di formazione che il Servizio intrattiene con i docenti, si tratta di aiutare gli insegnanti e non vi è nessun aspetto discriminatorio.
Insomma, secondo l’Arcivescovo di Milano, non si tratta di una schedatura, non essendoci alcuna volontà di farla né ora né in futuro, semplicemente il desiderio è stata quello di proporre senza timore la verità cristiana sulla sessualità umana.
Infine, il Cardinale esprime un auspicio: «Speravo di vedere all’incontro di stamani in Statale – il dibattito con il filosofo della Scienza Giulio Giorello –, qualcuno dei giovani manifestanti di ieri. Non li ho visti e, allora, li invito volentieri a discutere con me con calma, se lo vorranno in Arcivescovado».