È faticoso fidarsi di chi non conosci. Lo dicono chiaramente i giovani dai 18 ai 30 anni, coinvolti nell’indagine pubblicata anche nel 2014 dall’Istituto Toniolo per delineare i tratti della condizione giovanile nel nostro Paese. Se alto risulta il livello di fiducia nei confronti della mamma, del papà, degli amici, quando si esce dai confini dei propri legami privilegiati si abbassa fortemente la propensione fiduciaria. Rispetto all’affermazione “Gran parte delle persone è degna di fiducia”, la percentuale dei “sospettosi”, cioè di quanti hanno dichiarato di essere per nulla d’accordo è risultata del 65% del totale, in crescita rispetto al 58,9% registrato l’anno prima. Colpisce soprattutto il fatto che questo innalzamento del senso di sfiducia verso l’altro “in senso generico”, verso l’estraneo, sia dovuta a una forte crescita delle risposte negative da parte del genere femminile. Nell’indagine precedente la percentuale delle donne “sospettose” era il 59,4%; ora è salita al 71,8%: si tratta di monitorare con le prossime rilevazione se siamo in presenza di un’eccezione oppure invece di un trend culturale ben preciso.
È faticoso fidarsi del futuro. Certo il domani è per sua natura incerto, ma nell’attuale contesto socio-economico risulta ancora più frenato lo slancio verso una progettualità capace di guardare oltre l’oggi. Con l’affermazione “fare esperienze nel presente è più importante che pianificare il futuro”, si è dichiarato abbastanza o molto d’accordo, complessivamente, il 75,6% dei giovani; il 71,4% nel Nord, il 73% nel Centro e il 79,9% nelle regioni del Sud e nelle Isole.
È molto faticoso, ma si potrebbero usare espressione anche molto più forti, fidarsi delle istituzioni. È stato evidenziato da tempo il distacco profondo tra i cittadini e il mondo istituzionale, ma nel caso dei giovani si registra una valutazione talmente negativa da assumere i contorni di una vera e propria frattura. Le realtà istituzionali sono sottoposte allo stesso sospetto con cui ci si approccia all’estraneo; come realtà in un certo qual modo necessarie, ma di cui non ci sente, se non minimamente, parte. Di fronte alla domanda “Da 1 a 10 qual è il tuo grado di fiducia nei confronti delle seguenti istituzioni?” sono stati espressi giudizi molto severi, ancora una volta soprattutto dalle donne. Le istituzioni politiche locali e nazionali hanno tutte ottenuto un voto medio inferiore al 3,7; l’Unione Europea ha ottenuto 3,9; i partiti politici 2,6, i sindacati 3,9. Un po’ “meglio” (ma in ribasso rispetto alla scorsa rilevazione), il voto medio ottenuto dalle Forze dell’ordine (4,9) e da Scuola/Università (4,7). La Chiesa cattolica ha ottenuto il voto medio di 4,2 ed è risultata l’unica istituzione a non scendere nel giudizio rispetto alla precedente indagine.
Al di là del rapporto con l’istituzione ecclesiale, qual è la propensione fiduciaria che i giovani hanno nei confronto della dimensione religiosa? Per rispondere in modo articolato a questa domanda l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo ha deciso di svolgere un percorso approfondito di ricerca che è ancora in corso. Il Rapporto 2014 però ci consegna alcuni dati che possiamo definire “indizi” di uno scenario in trasformazione e che tende ad allineare l’Italia, anche nel campo religioso, con gli altri Paesi occidentali. In merito alla dichiarazione di credenza a una religione o un credo filosofico, si conferma la progressiva erosione dell’adesione al cattolicesimo e l’aumento delle posizioni agnostiche e atee. I giovani che hanno dichiarato di credere alla religione cristiana sono risultati il 52% sul territorio nazionale e tale percentuale scende nelle regioni del Nord al 43,1%. Quanti hanno dichiarato di non credere a nessuna religione sono risultati il 21,4% (il 23,9% nelle regioni settentrionali). Rispetto alla frequenza hanno dichiarato di frequentare attualmente settimanalmente i riti religiosi il 14,6% dei giovani. In questo gruppo, nei dati raccolti per il Rapporto 2014, la percentuale delle donne (12,7%) è risultata inferiore agli uomini (16,4%), fornendo perciò un nuovo indizio alla posizione di coloro che in questi anni hanno messo in luce, con riflessioni approfondite, il profondo mutamento di rapporto tra le donne e la Chiesa.
Naturalmente la dichiarazione di credenza e di frequenza non dice nulla sulle caratteristiche dell’esperienza religiosa della singola persona, sul suo rapporto personale con la trascendenza. Ciò che appare ormai chiaro dai lavori di alcuni studiosi svolti in Italia in queste anni è il fatto che la religiosità è intesa sempre di più dai giovani come un processo aperto, dove il riferimento immediato al cattolicesimo, come evidenziato dai dati raccolti dal Rapporto Giovani, si va via via indebolendo.
(*) Professore associato di Didattica generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, fra i curatori del Rapporto Giovani