“Luoghi di apprendimento e socialità” è stato il sottotitolo del primo seminario di apertura delle scuole di italiano per stranieri in parrocchia, svoltosi nell’ormai lontano 2002.
A distanza di quindici anni questo sottotitolo ci appare ancora valido e significativo, in particolare alla luce delle caratteristiche più recenti dell’immigrazione in Italia.
In questi quindici anni i sociologi ci hanno raccontato che siamo passati da una migrazione da lavoro a una migrazione da popolamento (con i ricongiungimenti familiari degli anni duemila), per approdare oggi alle migrazioni forzate. Profughi, rifugiati, richiedenti asilo sono ‘forzati’, obbligati a uscire da Paesi in guerra o dove comunque le condizioni economiche e sociali sono tali da imporre la fuga.
In ultima analisi, però, chiunque migri è forzato a partire: la differenza sta nelle motivazioni e nei modi, ma gli effetti sono gli stessi. Uomini e donne con le loro storie – sempre difficili, talvolta drammatiche –, con le fatiche e le sofferenze che li hanno indotti a partire o che hanno incontrato lungo il cammino o al loro arrivo.
Uomini e donne che sbarcano a scuola di italiano e si raccontano, si affidano, cercando in noi le parole per dire e la disponibilità ad accogliere, per togliersi di dosso anche solo per un momento quel pesante bagaglio di vita vissuta che portano con sé.
Con il seminario di apertura delle scuole di italiano di quest’anno metteremo a tema l’aspetto più sociale di questo servizio: la scuola, oltre che luogo per imparare una lingua, spesso si rivela uno dei pochi spazi in cui si accolgono persone – non ‘numeri’ –, cui si riconsegna una dignità attraverso la parola donata e accolta. Sì, perché spesso gli studenti, rassicurati da un clima ospitale e familiare, pur con i pochi mezzi linguistici a disposizione, decidono di condividere la loro storia, di raccontarsi…
Aprirà la mattinata il prof. Valtolina, docente di psicologia dello sviluppo interculturale presso l’Università Cattolica, cui abbiamo chiesto di provare a illustrare il panorama del vissuto psicologico dei migranti – che come minimo si confrontano con la perdita, la lontananza, lo spaesamento, fino ad arrivare a vissuti strazianti e drammatici – e anche di offrire agli insegnanti qualche strumento per ascoltare e accogliere storie di fronte alle quali ci si può sentire inadeguati.
Seguirà poi l’intervento di Sara Honegger, presidente di Asnada, associazione di promozione sociale che con la sua scuola di italiano sperimentale parte dal presupposto che poter parlare di sé, potere raccontarsi, risvegli il desiderio di parola e di partecipazione, perché “la lingua non è solo il mezzo attraverso il quale sopravvivere, ma anche il telaio con cui intessere percorsi, pratiche e un nuovo senso di cittadinanza”. Un metodo, tra l’altro, particolarmente efficace per chi non possiede gli strumenti basici per apprendere una nuova lingua.
Infine, concluderemo la mattinata con la presentazione di due progetti per favorire fra gli studenti la conoscenza della cultura italiana, attraverso l’avvicinamento ai luoghi d’arte di Milano: il progetto del FAI “Arte, un ponte tra culture” e il percorso di visita ai capolavori del Museo Diocesano di Milano.
L’appuntamento è per sabato 26 novembre, alle ore 9.30, presso la sede delle ACLI di Milano (via della Signora, 3/MM1 San Babila).