Share

Emergenza

Oratori aperti per accogliere i profughi

La parrocchia dell’Annunciazione ad Affori ha messo a disposizione spazi per ospitare 90 persone giunte da Siria ed Eritrea, la Casa della carità manda operatori e volontari per l’assistenza

6 Agosto 2014
LaPresse04-05-2011 Taranto (Italia)CronacaTaranto, arrivo dei profughi libici da LampedusaNella foto: l'arrivo dei profughiLaPresse04-05-2011 Taranto (Italy)NewsTaranto, libyan refugees from Lampedusa to the Taranto harbourIn the pict: libyan refugees

L’appello del Comune di Milano ad aprire le porte degli oratori ai profughi sta dando i primi risultati. Ad Affori, quartiere alla periferia nord di Milano, la parrocchia dell’Annunciazione di via Scialoia 5 accoglie ogni notte fino a 90 profughi: la scorsa, erano in 94. Dal 22 luglio (data d’inizio dell’accoglienza) ad oggi ne sono passati 309. «È stato l’assessore alla Sicurezza e al volontariato Marco Granelli, che proviene dall’ambiente cattolico, a lanciare la proposta – spiega Fiorenzo De Molli, responsabile del progetto accoglienza per la Casa della carità -. Il parroco don Maurizio Lucchina e il coadiutore don Vittorio Marelli hanno messo a disposizione gli spazi fino ad agosto, nel periodo in cui non ci sono attività in parrocchia. Noi di Casa della carità ci mettiamo le competenze». Sono cinque gli operatori che provengono dalla struttura di cui è presidente don Virginio Colmegna, tre madrelingua arabi. A loro si aggiunge l’entusiasmo e la voglia di aiutare di una ventina circa di volontari che ruotano attorno alla parrocchia. Tra loro ci sono anche sei detenuti dell’associazione Articolo 21 che già davano una mano in via Brambilla 10.

«La parte più complessa è la difficoltà di identificare chi arriva, tenere il conto di chi parte e di chi resta. Nulla di impossibile, però», aggiunge De Molli, che sottolinea il clima molto positivo che si è creato tra parrocchiani e nuovi ospiti. «La prima cosa che chiedono è potersi connettere ad una rete wireless per contattare amici in Nord Europa: il loro obiettivo è sempre lo stesso», racconta De Molli.

I profughi sono circa 70 tra eritrei e siriani, mentre una ventina di loro dichiara di venire dalla Palestina. Dormono nella palestra sotto la chiesa e in una sala adiacente, che rappresenta una buona soluzione temporanea, per quanto ben diversa da un centro di accoglienza. L’accoglienza dei profughi rientra sempre nella convenzione che il Comune di Milano ha stretto con la prefettura. A sua volta, Palazzo Marino ha appaltato a realtà del terzo settore, tra cui Casa della carità, il lavoro. (lb)