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Gocce di cultura

Nuovi segni dei tempi.

Sul tema dell’impegno dei cattolici in politica aggiungo alcune note prese da un libro del Card. Ruini “Nuovo segni dei tempi” del 2005.Si tratta di 4 scritti distinti dell’ex-Presidente della Conferenza Episcopale Italiana dal 1991 al 2007.

Matteo Conte

21 Maggio 2013

Nel primo, La Chiesain Italia: da Loreto ai compiti del presente, Sua Eminenza traccia una breve e succinta cronistoria delle vicende della chiesa italiana dal post-concilio ad oggi, stabilendo come evento centrale il Convegno di Loreto del 1985 che aprì una fase nuova centrata sull’urgente questione della nuova evangelizzazione. Il panorama si complicò successivamente con il crollo del muro di Berlino e la fine dell’unità politica dei cattolici espressa dalla Democrazia Cristiana. A questi due eventi la Chiesa italiana rispose con rinnovato vigore lanciando il “progetto culturale” nel 1994, proposto dalla stesso Cardinale Ruini a Montecassino durante un consiglio della CEI, che precedette il Convegno di Palermo del 1995, progetto centrato sul doppio tema dell’evangelizzazione della cultura e dell’inculturazione della fede.
Insieme all’anno santo del 2000 si affacciarono secondo il Cardinale, due nuove questioni: lo scontro di civiltà dovuto alla globalizzazione e ai suoi effetti e la “questione antropologica”.
La Chiesa italiana a sua volta è alle prese con due fenomeni identificati dal Cardinale come “soggettivizzazione” della fede e appartenenza parziale alla Chiesa.
Situazione alla quale la chiesa italiana risponde con un serio percorso ecclesiale e beneficiando del prezioso magistero di Giovanni Paolo II er dei Papi successivi.

Il secondo scritto si intitola: A quarant’anni dal Concilio, ripensare il Vaticano II di fronte alle attuali sfide culturali e storiche.
Il porporato parte nella sua riflessione, citando en passant la Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, da un documento del 1985 sul Concilio del Card. Kasper, nel quale a vent’anni di distanza si cercò di trarre un approfondito bilancio dei suoi frutti. Tale documento proponeva l’interpretazione del Concilio attraverso la categoria della Chiesa come mistero, comunione e missione e il suo rinnovato appello alla santità e una valorizzazione della “teologia della croce”.
La riflessione prosegue considerando la lettera Apostolica Tertio millennio adveniente che definisce il Concilio Vaticano II “concentrato sul mistero di Cristo e della Chiesa ed insieme aperto al mondo”.
In una seconda parte il testo compie una rapida visione dei principali documenti conciliari dai quali si enuclea un seria di tematiche come la riscoperta del sacerdozio comune dei fedeli, la legittima autonomia delle realtà temporali ma la loro contemporanea dipendenza creaturale da Dio che fonda e garantisce questa autonomia, la visione essenzialmente positiva dell’attività umana individuale e collettiva pur con le dovute distanze critiche, la questione della libertà religiosa.
Infine vengono ribaditi alcuni temi attuali più urgenti già richiamati nel primo scritto: il rinnovato quadro politico internazionale, la globalizzazione, il rischio dello “scontro” tra civiltà, la questione della laicità.
I popoli di cultura cristiana sono chiamati secondo il Cardinale, in questo contesto, a preservare il loro patrimonio civile, culturale e religioso oltre che il carattere umanistico della nostra società per preservarla da pericolose derive antropologiche.
Occorre un nuovo sforzo di pensiero per mostrare la plausibilità della proposta cristiana nel contesto odierno, rilanciando il tema dei rapporti tra fede e ragione, tra fede e cultura laica mostrando il legame essenziale tra verità e libertà, specialmente in materia etica ma non smarrendo mai il cuore del Vangelo e cioè la contemplazione del volto di Cristo e la necessità della santificazione personale e infine tra le diverse fedi tenendo ben presenti i vari documenti a riguardo.

Concludono l’opera due scritti brevissimi: La democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri e Religioni e culture: il coraggio di un nuovo umanesimo.
In questi due scritti il porporato riafferma come principio guida nell’azione dei cattolici la trascendenza del soggetto umano e la sua irriducibilità al resto della natura che si esprimono singolarmente nell’intelligenza umana e nelle sue opere e nella libertà di cui gode l’uomo.
Nel rapporto tra democrazia e natura umana deve esserci da guida la luce della verità (anche etica) che brilla nella natura umana, la necessaria interdipendenza dell’uomo con gli altri individui e la sua trascendenza.