Centro storico di Milano, zona Porta Ticinese, a due passi da piazza Duomo. Qui sorge la basilica di Sant’Eustorgio, famosa perché al suo interno sono conservate le reliquie dei Re Magi. Domenica 5 gennaio qui il cardinale Angelo Scola presiede la Messa delle ore 17. Una visita che commemora l’anniversario della riconsegna a Milano di una parte delle reliquie dei Magi. Ma quali sono le caratteristiche di questo territorio? L’abbiamo chiesto al parroco, don Giorgio Riva.
Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
«La nostra parrocchia fa parte dell’unità pastorale Torino-Ticinese, con le chiese di San Lorenzo, San Giorgio, Sant’Alessandro e San Satiro. Ogni realtà ha la sua gestione e insieme seguiamo un cammino graduale. Il nostro territorio è piuttosto ridotto e conta circa 3.500 abitanti. L’Eucarestia domenicale è il momento in cui si ritrovano tutti: coloro che partecipano in modo ordinario e chi è più impegnato nelle attività di evangelizzazione. Una delle cose che più si nota è il grande spirito di accoglienza».
In che modo si sviluppa questa apertura all’altro?
«Nei confronti dei più bisognosi sono molto attive sia la San Vincenzo sia la Caritas decanale. Mentre il Gruppo missionario assiste numerose missioni in Asia e in Africa. Nel nostro territorio ci sono anche molti giovani studenti, in particolare della Bocconi e dell’Università Cattolica: sono in maggioranza ragazzi che vengono a studiare a Milano da altre città e vivono in monolocali in affitto. Per questo motivo stiamo proponendo alla Pastorale universitaria della Diocesi di stabilire collegamenti specifici tra la pastorale cittadina e le parrocchie, per venire incontro alle esigenze di chi si trova fuori sede. La nostra poi è una chiesa del centro storico, dunque, di passaggio per molti turisti, italiani e stranieri, e per i milanesi che vengono a fare spese o semplicemente una visita culturale: ognuno qui deve sentirsi accolto».
L’immigrazione è molto presente da voi?
«Gli immigrati ci sono, ma non più che in altre parti della città. Non c’è tra loro una nazionalità prevalente. Sono presenti filippini, sudamericani e persone provenienti dai Paesi dell’Est e dallo Sri Lanka».
Adulti e terza età. A che punto siamo?
«Gli anziani sono presenti, ma il loro numero non è particolarmente significativo. Secondo gli ultimi dati del Comune, invece, sono tantissime le persone che hanno un’età compresa tra i 40 e i 50 anni. È una fascia d’età su cui si potrebbe lavorare molto dal punto di vista pastorale, perciò stiamo pensando di realizzare iniziative apposta per loro».
La crisi economica si sente molto sul vostro territorio?
«C’è ed è sentita da parte di molti. Certo, siamo comunque nel centro storico della città e dunque non è certo una delle zone più toccate da questo disagio. Cerchiamo comunque di venire incontro alle situazioni più problematiche, ma non c’è una vera e propria emergenza».
Come vi siete preparati per accogliere il Cardinale?
«Ricordiamo innanzitutto che questa visita cade proprio nell’anniversario di quella compiuta dal beato cardinale Andrea Carlo Ferrari nell’Epifania del 1904, in occasione della riconsegna alla Basilica, voluta dell’Arcivescovo di Colonia, di una parte della reliquie dei Magi. Per prepararci a questo incontro abbiamo preso spunto dal tema della lettera pastorale “Il campo è il mondo”. La nostra è la Basilica dei Magi e questo è significativo per il cammino di ogni persona, che abita qui o che arriva di passaggio. La fatica di trovare una strada, la stella che compare e scompare, la difficoltà di partire, di andare alla ricerca, di trovare e di ripartire per una strada diversa. Sono tanti coloro che vengono qui proprio per questo motivo: hanno bisogno di essere accompagnati alla ricerca di qualcosa. E poi l’arte. Tanti visitatori raggiungono la nostra Chiesa per un interesse culturale. Qui ci sono la Cappella Portinari, il Cimitero Paleocristiano, la Basilica e il Museo di Sant’Eustorgio (con percorsi didattici per scuole, adulti e gruppi di catechesi). Mentre il 6 gennaio si svolge ogni anno il Corteo dei Magi dal Duomo a qui. È importante valorizzare la dimensione artistica per creare un vero e proprio itinerario spirituale: vedere le opere d’arte per favorire la riflessione e aiutare ogni persona nel percorso proprio di ricerca, che poi è molto simile a quello intrapreso dai Magi».
Quali, invece, le sfide per il futuro?
«Sicuramente l’accoglienza. Come dicevo, qui ognuno deve sentirsi accolto. Nel rispetto della libertà di ciascuno, è importante avviare una proposta che aiuti tutti coloro che arrivano qui a interrogarsi e, per chi lo richiede, a sostenere un cammino insieme. La stessa celebrazione eucaristica deve essere viva e far sentire l’incontro con il Signore e a tutti deve essere offerta la possibilità di essere sostenuti in un cammino. In quest’ottica è importante anche camminare molto insieme alla Diocesi, sentirsi parte di un unico percorso: un valore aggiunto a vantaggio di tutti».