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«Ne scelse dodici». Pochi uomini mediocri per la missione sproporzionata

Centenario del passaggio alla Diocesi di Pavia, Chignolo Po, Parrocchia S. Lorenzo M. - 9 settembre 2025

9 Settembre 2025

1. Tutti, tutti: la grande popolarità di Gesù

Intorno a Gesù un entusiasmo, un accorrere di moltitudini, un desiderio di vederlo, di toccarlo, un’aspettativa di guarigione, di sollievo, di consolazione. Vengono da tutte le parti. Hanno fatto un viaggio per venire: dalla Giudea, da Gerusalemme, da Tiro, da Sidone. Hanno ritenuto che valesse la pena. Forse non conoscono Gesù, ma hanno sentito di lui, del suo potere di guarigione. Hanno sentito che aveva qualche cosa da dire che altri non sapevano dire, un grande predicatore: sono venuti per ascoltarlo.

Un entusiasmo, come per un grande personaggio. Sono scene che si vedono spesso: non si guarda a sacrifici per vedere un personaggio famoso, per ascoltare un concerto, per accogliere un campione, per vedere il Papa. Scene che si vedono spesso, in tutta la loro ambiguità: che cosa cercano? Sono esaltati? Contagiati da una specie di idolatria? In attesa di un evento clamoroso o di una guarigione miracolosa? Per l’ambizione di poter dire: “io c’ero”?

Scene che si vedono spesso, in tutta la loro precarietà: poi l’entusiasmo passa e il personaggio torna a essere uno sconosciuto, forse finisce persino dimenticato; l’entusiasmo passa e il predicatore famoso diventa un maestro antipatico, che mette a disagio.

Forse scene che non si vedono tanto spesso nella vita delle comunità cristiane. Anche i cristiani accorrono allo stadio, al concerto, sono dentro l’immensa moltitudine trascinata dall’entusiasmo. Ma alla Messa della domenica non è frequente vedere una moltitudine entusiasta…

 

2. «Ne scelse Dodici»

In questa moltitudine entusiasta, che significa la scelta così solenne di dodici per chiamarli “apostoli”? Chi sono questi dodici? Il racconto evangelico dice che erano uomini mediocri, maldestri, inaffidabili: hanno tra loro meschine rivalità, impediscono l’accesso dei bambini a Gesù, non capiscono quello che Gesù intende dire a proposito della croce, non hanno idea di come debba essere il Messia, nel momento della prova lo abbandono. Uno lo tradisce, uno lo rinnega per tre volte, alcuni sono insignificanti: non parlano, non si rendono utili per niente, non sono mai incaricati di niente.

A ogni modo Gesù scelse dodici tra i suoi discepoli e li chiamò apostoli.

 

3. Anche noi nel “piccolo gruppo dei mediocri”?

Forse questa scelta di Gesù può essere incoraggiante per noi: Gesù ha chiamato i dodici, che non erano specialisti, non erano i migliori, non erano i più santi. Il messaggio è che anche noi possiamo essere chiamati nel piccolo gruppo dei mediocri. Noi gente qualsiasi, noi spaventati di fronte al pericolo di esporci al ridicolo ed all’impopolarità, noi forse accusati di molte cose, come di essere fuori dal tempo, come di essere dentro una Chiesa inaffidabile; noi però siamo chiamati a far parte del piccolo gruppo dei mediocri chiamati da Gesù per portare una parola di Vangelo nel nostro tempo e nel nostro ambiente.

 

4. Sarà possibile?

La convinzione di essere inadeguati, di non essere all’altezza è contestata da Paolo nella lettera ai Colossesi che è stata proclamata. La nostra forza, la nostra speranza, la nostra vittoria è Gesù: «È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. […] Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo».

 

La nostra forza è nell’aver ricevuto Cristo e nel partecipare della pienezza di lui. Vivere in Gesù, seguire Gesù, adorare Gesù, lasciarsi convertire e divinizzare da Gesù. I giovani santi appena canonizzati (Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis) sono convincenti testimoni di una vita possibile.