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30 maggio

«Mass media utili per la connessione,
non per la relazione»

In una tavola rotonda dedicata al rapporto con la comunicazione alzato un importante “paletto”: la famiglia non deve abdicare al proprio compito educativo a favore del web e dei social network

di Rosangela VEGETTI

30 Maggio 2012

Un pubblico variegato, nella grande sala delle riunioni plenarie del Mico, coinvolto in un evento di comunicazione multimediale e interattiva condotto dal giornalista di TV2000 Fabio Bolzetta, sul tema “Famiglia e comunicazione globale, il bisogno di un cambio di rapporto”. Insieme agli interventi dei relatori, numerose le testimonianze e le domande dal pubblico: alcuni video hanno contrassegnato i passaggi tematici e molti stimoli sono giunti anche dalla “rete” internet di Facebook e Twitter. Così si è costruito un significativo tempo di riflessione e di confronto sui grandi temi che la comunicazione globale e l’utilizzo degli strumenti tecnologici comportano per la vita delle persone e delle famiglie.

Quali i maggiori problemi di educazione e di comunicazione con i giovani? Come regolare l’utilizzo di tutti i mezzi di connessione ormai a portata di molti e dei più giovani? «Agli eterogenei media della comunicazione dobbiamo chiedere umiltà e realismo, perché spesso ci trasmettono una realtà falsata», ha detto Josè Luis Restan, esperto di informazione e direttore di trasmissioni radiofoniche e multimediali. Non si deve lasciare ai media il compito educativo, che compete alla famiglia, pur nelle situazioni di debolezza e fragilità che spesso la connotano oggi. Alla famiglia rimane il compito di trasmettere il buon senso della vita, che non ci si può aspettare dalle più popolari e diffuse trasmissioni mediatiche.

Ci rendiamo conto che i media possono essere un supporto alla crescita dei figli – hanno concordato diversi intervenuti latinoamericani -, però vogliamo essere un soggetto vivo della comunicazione e diamo importanza al rapporto umano, alla condivisione in casa, con gli amici e all’esterno, perché il contatto virtuale non può sostituire quello personale. «Usare i media come fattore di relazione e non di sola connessione: facebook crea “rete”, ma non comunità, a meno che le persone non decidano di fare comunità. Non fare del web un sostituto della testimonianza personale – ha sottolineato Norberto Gonzales Gaitano, docente di Opinione pubblica e di Etica della comunicazione – e tanto meno della catechesi; si possono selezionare fonti alternative sull’informazione religiosa, per non essere manipolati da visioni e informazioni parziali e scorrette». Il web può essere strumento aggregante per la famiglia e per la fede si trovano cose disparate, ma anche tante domande di ricerca e di senso.

Si tratta dunque di preparare genitori e figli a “decodificare i media” e le soluzioni classiche di come educare ai media in famiglia non funzionano più: i media ormai li abbiamo sempre in mano e ci consentono l’accesso alla “rete” in qualsiasi luogo. Ai genitori manca il tempo per intervenire: è un dato di fatto dovuto ai ritmi frenetici del nostro vivere. Cosa fare? «Meno controllo, più governo – suggerisce Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica generale e Tecnologie dell’educazione -, dove il governo dice saggezza, equilibrio e serenità di rapporto, mentre il controllo evidenzia timore e inadeguatezza. La parola chiave è responsabilità».

La pedagogia del contratto emerge per costruire responsabilità e si costruisce col dialogo per avere un’esperienza educativa vera, in modo che i ragazzi capiscano di dover mettere in discussione quanto apprendono. La famiglia deve accettare ogni giorno la grande sfida e sottoporre i media a giudizio critico.