Ma chi furono, in realtà, i partecipanti di questa crociata così particolare? Erano veramente dei “bambini”? La questione, non semplice nè secondaria, è stata ampiamente dibattuta dagli storici.
In questa intricata vicenda, infatti, tutto ruota attorno al termine latino puer, che normalmente si traduce con “ragazzo”, “fanciullo” (cioè i bambini fino alla soglia dell’adolescenza), ma che nel linguaggio medievale indica spesso anche il giovane fino ai vent’anni.
Gli studiosi, inoltre, hanno notato come il termine puer, nei documenti dell’epoca, spesso specifichi anche un determinato status sociale, riferendosi soprattutto a coloro che sono in una situazione di dipendenza o di servitù (il francese garçon per “cameriere” sembra mantenere ancor oggi questa valenza, così come l’espressione italiana “ragazzo di bottega” …) o anche a quei figli più giovani, i “cadetti”, che erano esclusi dall’eredità paterna.
Su queste basi, dunque, la definizione di “crociata dei bambini” è stata negli ultimi tempi piuttosto contestata, mantenendola per convenzione, ma preferendo mettere l’accento sull’aspetto sociale dell’evento, che rientrebbe così in quel vasto e complesso fenomeno delle “crociate popolari” che attraversano il XIII secolo. Senza tuttavia arrivare a negare, con ciò, l’effettiva partecipazione “fanciullesca” alla crociata del 1212.
Il Pifferaio di Hamelin
Anche una celebre fiaba tedesca, quella del Pifferaio di Hamelin (trascritta nell’Ottocento dai fratelli Grimm), sembra avere origine proprio dalla cosiddetta “crociata dei bambini”.
La storia dei fanciulli “ammaliati” e “rapiti” in massa, infatti, avrebbe diversi punti in comune con gli eventi del 1212: alcuni cronisti, del resto, ipotizzarono proprio l’intervento di un “incantatore” occulto capace, con le sue arti diaboliche, di attirare in quella sciagurata impresa tanti poveri ragazzi…