1. L’incanto
L’incanto dei bambini circonda le origini di questo santuario, lo stupore delle castagne fuori stagione, la commozione della madre che riceve sano e salvo il figlio minacciato dal lupo. L’incanto dello spettacolo che si ammira dal sagrato, l’invito a sostare per apprezzare la bellezza.
È il santuario delle grazie ordinarie, dei miracoli piccoli. È il santuario della gente semplice che porta le sue pene e le sue speranza e prega: sente che Maria è madre, che consola, che incoraggia, che sostiene la speranza, che asciuga le lacrime. Il santuario delle grazie ordinarie, dei miracoli piccoli: qui soprattutto i peccati vengono perdonati, i confessori ascoltano e benedicono, si celebra il grande mistero della Pasqua del Signore e i fedeli invocano con il perdono le indulgenze.
Anche i preti pellegrini possono sperimentare l’incanto delle grazie ordinarie, dei miracoli piccoli, delle forme segrete della consolazione di Dio, le intime, inattese consolazioni. Forse anche noi possiamo sostare per far memoria dei miracoli piccoli e delle grazie ordinarie che hanno segnato la nostra vita e proprio grazie al nostro ministero hanno raggiunto in modo sorprendente, incantevole, le persone che abbiamo incontrato.
2. Il pianto
Gesù guarda alla città amata e piange. Non piange per sé stesso, per il fatto che la sua parola non è accolta, che il suo ministero è circondato da polemiche e ostilità. Piange sulla città che non vuole accogliere «quello che porta alla pace». Al pianto di Gesù si unisce il pianto di coloro che amano la gente e ne costatano la sofferenza e insieme il rifiuto della consolazione che viene da Dio.
I preti piangono sulle comunità che amano e che si spengono, perdono la fede, si chiudono di fronte all’offerta dello Spirito di fortezza e di santità, di sapienza e di consiglio. I preti piangono su Gerusalemme e sulla Terra Santa per i morti e le distruzioni, la crudeltà e il rifiuto di quello che porta alla pace. I preti piangono sull’umanità che desidera morire, invece che vivere, dividersi invece che cercare l’unità, vivere in solitudine invece che raccogliersi nella comunità. I preti portano davanti a Maria, Madre della Chiesa e Madre di tutti il loro pianto e intercedono.
3. Il canto
Si celebra l’alleanza, si tiene vive la gioia della comunione con Dio: «Il re, in piedi presso la colonna, concluse l’alleanza davanti al Signore, per seguire il Signore e osservare i suoi comandi, le istruzioni e le leggi con tutto il cuore e con tutta l’anima, per attuare le parole dell’alleanza scritte in quel libro. Tutto il popolo aderì all’alleanza».
Così il prete celebrando i santi misteri rinnova l’alleanza di Dio con il suo popolo nella Pasqua di Gesù. Anche se ci sono momenti della vita e situazioni di salute in cui sembra che non si può fare niente, sempre il prete e il credente in genere può vivere l’incanto, il pianto, il canto.
(Cfr. A. Scola, In attesa di un nuovo inizio, LEV, Roma, 2025)

