Link: https://www.chiesadimilano.it/senza-categoria/legare-fede-e-vita-per-portare-i-giovani-allincontro-con-dio-71504.html
Share

Triuggio

Legare fede e vita
per portare i giovani all’incontro con Dio

Dedicata alla verifica del progetto diocesano di Pastorale giovanile la sessione di lavoro del Consiglio pastorale diocesano presieduta dall'Arcivescovo nello scorso fine settimana a Villa Sacro Cuore

di Claudio MAZZA

3 Marzo 2014

Il Consiglio pastorale diocesano nella sua XIII sessione, svoltasi lo scorso week-end a Villa Sacro Cuore di Triuggio, è stato chiamato dall’Arcivescovo a una verifica sul progetto di Pastorale Giovanile (“Camminava con loro”), allo scadere del terzo anno dal suo avvio, con un’attenzione particolare alla fascia di età tra i 15 e i 30 anni, escluso quindi il periodo interessato dagli itinerari di iniziazione cristiana e la pre-adolescenza.

Per impostare la verifica e facilitare il dibattito («Che cosa significa esercitare una cura pastorale con e per i giovani?») è stato predisposto un testo-base illustrato in assemblea da monsignor Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i Sacramenti.  Con la raccomandazione di far giungere all’Arcivescovo, presente alla “due giorni” di Triuggio con il vicario generale monsignor Mario Delpini, «racconti interpretati alla luce della fede del vissuto e del non vissuto, delle presenze e delle assenze, delle intese e dei malintesi, delle collaborazioni e delle estraneità, della configurazione istituzionale della corresponsabilità e della pratica del protagonismo delle persone, preti o non preti che siano».

Per quanto concerne i contenuti di “Camminava con loro”, monsignor Tremolada ha sottolineato che «ruotano intorno a tre parole fondamentali che lo riassumono e insieme lo orientano: Rivelazione, Comunione, Missione. Ne consegue che l’obiettivo primario del progetto è quello portare i giovani all’incontro con il Signore, introducendoli a un serio cammino di vita spirituale, che è vita di comunione e dà un forte senso di appartenenza ecclesiale. Di qui la terza linea qualificante del progetto che è la tensione missionaria che si concretizza nella duplice prospettiva della testimonianza e della carità apostolica».

Per una lettura in prospettiva, cui la verifica deve tendere, monsignor Tremolada ha individuato tre punti nodali con cui relazionarsi: «Le esigenze del momento attuale, importanti per l’annuncio del Vangelo e per la trasmissione della fede (unità di vita, appartenenza, collaborazione educativa, corresponsabilità pastorale e pluriformità nell’unità); le figure della comunità educante (preti religiose e laici); le istituzioni di Pastorale giovanile (unità ed équipe di PG, Centri o Gruppi giovanili, Oratorio)».

Prima dei lavori di gruppo, che hanno impegnato i consiglieri fino alla sera di sabato, è stata proposta una riflessione offerta, a più voci, dai giovani membri del Pastorale. Anzitutto hanno ribadito che oggi bisogna «rilanciare con sempre maggior entusiasmo una proposta di fede esigente» e che per parlare di e ai giovani occorre  «considerarli in tutta la loro complessità, perché un giovane che decide di seguire un cammino vuole trovarvi risposte esaurienti ai suoi bisogni e alle sue domande». Da queste premesse sono passati a considerare il vissuto dei giovani con i quali si incontrano sul territorio, individuando alcuni bisogni verso cui deve tendere l’azione pastorale: «Legare insieme fede e vita, valorizzare un cammino coerente senza frammentazioni, promuovere  una fede condivisa» e la necessità di superare alcune difficoltà, quali «quella di credere la Chiesa come incapace di parlare ai giovani d’oggi, di trovare punti di riferimento credibili nel mondo degli adulti, di chiudersi in gruppi autoreferenziali».

Cosa fare? Come fare? «Ci piacerebbe che la nostra Chiesa ci aiutasse a uscire da dinamiche di campanilismo, a creare spazi di condivisione, a crescere nella corresponsabilità educativa». Per questo è necessaria una «partecipazione più coinvolgente dei giovani nel progetto di Pastorale giovanile, che a sua volta diventi uno strumento più snello per lasciare maggior spazio al territorio». A chi chiede loro di tracciare l’identikit dell’educatore rispondono suddividendo le fasce d’età in due gruppi: 14-19 anni e 20-30: «Per il primo gruppo occorrono educatori giovani o adulti adeguatamente formati e “testimoni credibili” del Vangelo; per il secondo, l’esperienza ci ha insegnato di preferire l’auto-organizzazione, pur affiancata da una guida spirituale».

Questi momenti introduttivi hanno offerto ai consiglieri un metodo e uno stile sia per i lavori di gruppo, sia per l’assemblea plenaria di domenica. Entrambi i momenti sono stati vivaci e molto partecipati: anche l’Arcivescovo ha sottolineato più volte l’atmosfera innovativa e propositiva respirata in questa tornata consiliare.

La “Due giorni” si è poi conclusa con una sintesi che ha trovato apprezzamento unanime nell’assemblea. Ora la Giunta del Pastorale provvederà a raccogliere e inviare all’Arcivescovo tutti i contributi emersi, sia nelle zone pastorali, sia nei gruppi e in assemblea. Ecco in breve i sei punti nei quali la XIII sessione del Consiglio pastorale diocesano ha condensato i suoi lavori:

1. Necessità di un progetto: «La verifica dice che molti strumenti del progetto non sono conosciuti e attuati; non per questo si deve rinunciare a un progetto diocesano alimentato e attuato in una logica di comunione e corresponsabilità».

2. PG come servizio: «L’ufficio di Pastorale Giovanile diocesano è un servizio che valorizza le soggettività esistenti. Esso ascolta, promuove, premette il confronto e rilancia una linea comune. A questo proposito vanno valorizzati i differenti carismi delle associazioni, dei movimenti e degli Istituti di vita consacrata, tenendo presente la particolare vocazione dell’Azione Cattolica, che ha il compito statutario di attuare la pastorale del Vescovo e favorire la comunione».

3. Con i giovani: «Un progetto di Pastorale Giovanile si ripensa con l’apporto dei giovani che devono essere protagonisti  fin da subito, anche nella fase decisionale».

4. Formazione integrale: «Un itinerario formativo per i giovani deve essere risposta alle vere domande di cui sono portatori, compresa quella della fede e dell’incontro con Gesù. Una proposta parziale che non vada a incidere sulla persona nella sua interezza e in tutti gli ambiti di vita (sociali, affettivi, lavorativi, politici) non può conquistare né affascinare nessun giovane di oggi».

5. Quotidianità ed eventi: «La Pastorale Giovanile deve favorire il cammino formativo ordinario che accompagni nella quotidianità e nella singolarità la vita del giovane, a partire dagli oratori e dalla famiglia. A questo devono tendere i grandi eventi, pur necessari, a livello diocesano.

6. Comunità educante: «L’intera comunità deve farsi carico dei giovani, accompagnandoli con alcuni adulti significativi (laici, diaconi, presbiteri, religiose, agenzie educative di associazioni e movimenti).