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Le sfide della missione

4 Ottobre 2004

La Chiesa è l’unica speranza per il futuro della popolazione, e il merito va ai missionari/e presenti sul territorio che pur con tanti sacrifici continuano a vivere a fianco alla gente sempre disponibili con un aiuto veramente disinteressato, e ai due vescovi delle diocesi di Bissau (monsignor Camnate) e di Bafatà (eretta nell’anno 2003 con monsignor Pedro Zilli, brasiliano del Pime) che con lettere pastorali coraggiose richiamano il paese al dovere di rispettare i Diritti Fondamentali dell’uomo e sollecitano i cristiani alla conversione e alla condivisione. Sfide missionarie nella terra degli antenati per annunciare Cristo!

La Buona Notizia del Vangelo rivelata da Gesù in Guinea Bissau è arrivata piano piano, prima assieme ai portoghesi colonizzatori e poi con l’Evangelizzazione diretta iniziata dai missionari circa 50 anni fa .
La chiesa che vive in Guinea è consapevole di essere di fronte a delle grosse sfide nell’operare in un paese dove il 60% della popolazione pratica la religione tradizionale e il 30% quella musulmana.

Per quello che mi suggerisce la mia riflessione sulla vita missionaria credo di poter affermare che ci sono oggi due tipi di sfide che dobbiamo aver ben presente nel nostro testimoniare e annunciare il Vangelo di Cristo : quelle che ci toccano nel nostro essere come missionarie e quelle che provengono da coloro ai quali siamo mandati.

Sfide che ci toccano nel nostro essere missionarie.

1.
L’identità nella quale ci riconosciamo e ci presentiamo. E’ fondamentale essere quello che siamo e avere il coraggio di presentarci come tali. Questo avviene attraverso la nostra vita personale e comunitaria, e il nostro modo di impostare la missione. Insomma se io mi presento che non sono né carne né pesce, se nel mio vivere e nel mio agire non intravedono l’essere missionaria di Cristo, e quindi una risposta ai loro problemi vitali, mi verranno a chiedere le medicine e la scuola ma non certo Dio e il Vangelo.

2.
Renderci interlocutori. In grado cioè di capire e farci capire, nella condizione di leggere e di mediare domande e risposte che nascono nel cuore delle persone e delle culture. Il che comporta stima per le persone, rispetto dei modi e dei tempi loro di esprimersi e di interpretare la realtà. Come pure un impegno paziente e continuo per imparare la lingua, e il linguaggio, segni e significati culturali.

3.
Interazione con gli agenti della pastorale. Conoscenza del piano di Dio sulle singole persone e sulle comunità ecclesiali locali. Valorizzazione delle comunità ecclesiali locali, in una lettura di fede del suo essere e del suo agire. Non protagonismo, ma collaborazione e complementarietà. E’ interessante ad esempio vedere il loro continuo confronto con la cultura , con i loro usi e costumi tra vita quotidiana e ciò che domanda il Vangelo.

Sfide da parte di coloro ai quali siamo mandati.

1.
Inculturazione e iniziazione. Perché sia possibile orientare una sintesi tra fede e vita. A me sembra che c’è tanta confusione in questo campo!

2.
Migrazione urbana. La missione oggi si gioca nei grandi centri. Sembra ormai uno slogan e invece è una grande realtà che sfida tutti quanti, in primo luogo noi missionarie. Ogni giorno assistiamo al fatto che anche in Guinea la cultura occidentale tende a dominare con tutte le conseguenze umane e sociali che possiamo immaginare. In questo campo c’è un tramonto culturale anche in Africa, ma quale sarà l’aurora?

3.
Famiglia. In Africa si presenta la Chiesa come famiglia di Dio, matrimonio come realtà originata dall’amore tenero e fedele di Dio verso la coppia. Sono poche, troppo poche le famiglie cristiane in Guinea, come possono le comunità vivere la loro fede se non ci sono famiglie?.

4.
I giovani. I giovani sappiamo sono una ricchezza, sono un a risorsa. L’80% dei giovani in Guinea vivono lontani dalle famiglie e dal villaggio di origine. Il crollo dei valori tradizionali lascia la gioventù disorientata e sfiduciata. I giovani vogliono uscire dalla Guinea, non sembra più la loro terra. Come cambiare questa situazione? Ci vuole fantasia e creatività per aprire loro un futuro coinvolgente e cristiano.

5.
La donna. Se è vero che per alcuni aspetti è sottomessa all’uomo, per altri è al centro della vita e delle decisioni importanti. Io sono arrivata a dire che la donna africana ha una grande ricchezza: quella di vivere naturalmente la vita come vocazione. Sa amare di un amore incondizionato e profondo, lo fa non perché riceve da altri, ma perché lei stessa sente che è parte della sua vita. E’ un amore squisitamente materno che si alimenta e si esprime nella vita quotidiana intessuta di sacrifici nascosti e infiniti. Capace di superare problemi legati alla sopravvivenza, educa ad affrontare la vita con fiducia e generosità. "Donna dei dolori, abituata al patire", è questa l’immagine che più le si addice ma tutto ciò la rende aperta al Vangelo nel quale trova ancora più senso e gioia per vivere e far vivere. La donna è la nuova primavera per l’Africa!

6.
La povertà. La Guinea Bissau continua a vivere in difficili condizioni di vita, il paese è estremamente povero, non ci sono strutture sanitarie, scolastiche, di assistenza sociale. La gente non ha mezzi per curarsi o per mandare i figli a scuola. La corruzione che ha segnato gli anni addietro continua a pesare, la classe dirigente non ha esperienza e non sa intravedere soluzioni realistiche per far uscire il paese dalla miseria perché di questo ormai si tratta. I funzionari come insegnanti, medici e infermieri da mesi non ricevono il salario! Per tutti è un momento difficile in Guinea soprattutto per le persone più bisognose come nel campo della sanità e dell’educazione.