Le faccio un esempio.
In pochi anni la diocesi di Khartoum si è ritrovata con una cristianità di centinaia di migliaia di persone , anzi di milioni, fuggite dalle zone in conflitto.
E’ un fatto nuovissimo che ha obbligato a grandissimi sforzi di riorganizzazione. Molte parrocchie sono state costituite, il clero locale formatosi nel frattempo ha iniziato a prendere in mano le varie attività in collaborazione con i missionari stranieri.
Il vescovo mons. Zubeir ha insistito perché la Chiesa assicurasse a queste masse innanzitutto la formazione scolastica di base.
Più in generale, a livello pastorale, e particolarmente quest’anno per il Congresso Eucaristico Nazionale, l’Eucaristia è stata proposta dai vescovi come il dono che Cristo ha fatto di se stesso per guarire il suo corpo spezzato che è la Chiesa.
L’Eucaristia è la prima medicina che Dio propone alla Chiesa sudanese ferita e sanguinante.
Il tema proposto si inquadra molto bene nel grande sforzo di coscientizzazione e pacificazione che la Chiesa si è pubblicamente proposta di compiere e ben dettagliatamente espresso in una recente lettera pastorale dei vescovi:
"Ecco io faccio ogni cosa nuova".