«Gbagbo fa tutto per mantenere il potere: concede qualcosa, prende tempo, poi fa due passi indietro – racconta un religioso -. Si è messo contro tutti e sta arroccandosi sulle etnie a lui fedeli».
Già nel gennaio 2003 la Francia aveva patrocinato gli incontri che avevano portato agli accordi di Marcoussis (Parigi) e insieme alle intese Accra I e II
(siglate a marzo e a novembre 2003 e per cercare di dare attuazione agli accordi di Marcoussis) avevano portato a un Governo di riconciliazione nazionale (oltre 50 ministri di cui 26 ai tre movimenti ribelli e ai partiti di Bedié e di Ouattara) e un primo ministro anch’egli di mediazione, Seydou Diarra (tipico nome del Nord).
« Il presidente non voleva accettare Marcoussis, ha sempre manovrato contro. Il Comitato per il rispetto dell’accordo non è mai riuscito a condurre un arbitraggio forte. Di fatto, questo Governo non ha potuto lavorare. Il primo ministro non ha le deleghe necessarie, così come i ministri dell’opposizione non hanno potere reale», spiega un giornalista.
La Francia ha troppi interessi in Costa d’Avorio.
Si pensi che sono rappresentate più di 200 imprese di grandi e medie dimensioni. «L’atteggiamento della Francia è sempre stato ambiguo e influenzato da interferenze personali – continua il giornalista -, le imprese francesi hanno perso molto nella crisi, ma qualcuno, a Parigi, continua ad appoggiare il Presidente, che ultimamente però attacca interessi economici francesi».
Ma qualcosa è cambiato da quando a febbraio, con la risoluzione Onu n. 1.528, l’arbitraggio è passato dalla Francia alle Nazioni Unite.
«L’Onu ha il mandato di agire, inoltre ha un esercito nel Paese – osserva il giornalista -. Andrà fino in fondo per una soluzione del conflitto, anche perché deve essere un modello positivo davanti al mondo. Non possono rischiare un altro Ruanda ».
In effetti Kofi Annan ha spinto sull’acceleratore organizzando l’incontro al vertice ad Accra del 29 e 30 luglio.
Ad Accra c’erano 12 capi di Stato africani, il Presidente ivoriano, i partiti dell’opposizione sotto il patrocinio dell’Onu, dell’Unione Africana e della Cedeao (Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest).
Le pressioni sono state fortissime, così le parti hanno accettato, sulla carta, di risolvere i punti chiave degli accordi di Marcoussis: attuare le riforme legislative entro fine settembre, modificare l’art. 35 della Costituzione da parte del Governo e iniziare il disarmo dei ribelli e di tutte le milizie, al più tardi il 15 ottobre. I nodi sono disarmo e riforma della costituzione, che permetterebbe questa, la candidatura di Ouattara alle elezioni previste a fine 2005.
Ma i segnali del dopo Accra III sono preoccupanti, Gbagbo vuole che i ribelli depongano le armi prima delle riforme, le Forze Nuove chiedono il contrario. Un giornalista burkinabé di ritorno dal meeting commenta:
« Stesso Gbagbo, stesse promesse».