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La medicina per curare le malattie del pensiero (del clero?)

Pellegrinaggio per il Clero diocesano, Concesio - 28 settembre 2023

28 Settembre 2023

1. Le malattie del pensiero.

Anche il pensiero, come il cuore, come il corpo, può ammalarsi.
Le malattie del pensiero forse non sembrano neanche malattie. Addirittura alcune sembrano buon senso, altre sembrano aggiornamento, altre sembrano sviluppo del pensiero critico. Ma non si può negare che ci siano anche malattie vere proprie.
Le malattie del pensiero possono anche essere pericolose: il pensiero malato fa nascere parole sbagliate, atteggiamenti indifendibili, comportamenti insopportabili. Per il clero, poi, sono anche più pericolose perché i preti, i diaconi vanno sul pulpito e predicano e non sono ammesse obiezioni, e la parola proclamata dal pulpito è considerata, ingenuamente o meno, come “parola della Chiesa”.

Il pensiero malato è il pensiero ottuso. È il pensiero che ripete i luoghi comuni. Che ritiene ovvio quello che tutti dicono e quello che appare. Il pensiero ottuso pascola tra le parole logore, tra i luoghi comuni, nella ripetizione di quello che si è sempre fatto, si è sempre detto. Le domande che sorgono dentro o che sfidano fuori sono considerate antipatiche. Se anche si accoglie la domanda e si tenta una risposta, lo si fa contro voglia, con una specie di fastidio. Il pensiero ottuso si dà molta importanza proponendo citazione autorevoli e pensieri di altri, anche per evitare la fatica di avere un pensiero proprio.

Il pensiero malato è il pensiero sprezzante. È il pensiero che giudica i pensieri altrui come sorpassati, scontati. È tipico di un animo presuntuoso che non ascolta perché non ha stima di chi parla e mentre l’altro parla, invece di cercare di capire, cerca le obiezioni per mostrarne gli aspetti ridicoli. Il pensiero sprezzante è ossessionato dall’essere aggiornato, dal conoscere l’ultima novità scientifica, tecnologica, l’ultimo titolo del giornale, l’ultima statistica sociologica e l’ultima parola dello scienziato famoso. Il pensiero sprezzante arriva a squalificare anche secoli di storia e pensatori illustri con poche battute saccenti.

Il pensiero malato è il pensiero rassegnato. Il pensiero rassegnato si sente imporre il limite come evidenza, la morte come indiscutibile ovvietà e si rassegna alla persuasione che si è vivi per morire, che ciò che è finisce e chi sa dove va, ci sono buone ragioni per credere che vada a finire nel nulla. Il pensiero che cerca il fondamento risulta per il pensiero rassegnato un perdere tempo e un complicarsi la vita in intellettualismi astratti. Il pensiero che alimenta la speranza e predispone allaa meraviglia e invocazione di una rivelazione è considerato dal pensiero rassegnato come ingenuo, motivato da un desiderio di infondata consolazione piuttosto che dalla verità più grande e bella del pensiero umano.

 

2. I rimedi per le malattie del pensiero.

Paolo VI ha riconosciuto le malattie diffuse nel pensiero del suo tempo. Ha intrattenuto un confronto costante e approfondito, ha cercato l’incontro, ha provato simpatia per gli intellettuali e coltivato durature amicizie. Mentre l’apostolo Paolo è piuttosto incline a un giudizio severo e a una esplicita condanna del pensiero del suo tempo, san Paolo VI, con la sua intelligenza, con la sua finezza, con la sua cultura ha incoraggiato le diverse manifestazioni del pensiero, ecclesiastico e laico, teorico e pratico, artistico e letterario a percorrere le vie per rimediare alle malattie del pensiero.
Siamo qui a venerare la sua persona e a lasciarci istruire dal suo magistero e oggi possiamo chiedere di aiutarci a guarire i sintomi del nostro pensiero malato.
Nella Prima lettera ai Corinzi possiamo attingere indicazioni per curare i nostri pensieri malati.

In primo luogo i discepoli di Gesù hanno l’ardire di essere originali. Non basta che l’opinione diffusa presenti come un dogma indiscutibile un pensiero perché i cristiani debbano conformarsi. Noi abbiamo il pensiero di Cristo (1Cor 2,16). Originali non per esibizionismo, ma per docilità alla verità rivelata da Gesù. Disponibili ad ascoltare Gesù e ha conformarsi al pensiero di Cristo. L’originalità fa talora sperimentare la solitudine, il giudizio severo dei conformisti, il disprezzo di quelli che sono aggiornati. Ma eè un modo di stare con Gesù e di essere a servizio della verità che è Gesù stesso.

In secondo luogo i discepoli di Gesù sono il popolo della speranza, pellegrini di speranza. Accolgono con gratitudine la promessa della vita eterna, vivono con gioia l’amicizia con Gesù risorto e credono “nella risurrezione della carne e nella vita eterna”. E queste certezza sulla meta rende tutta diversa la vita. Si vive in modo diverso quando si crede che la destinazione inevitabile non è la morte, ma l’incontro definitivo e l’abbraccio del Padre.

In terzo luogo i discepoli di Gesù non possono disprezzare nessuno. Il loro pensiero non è infatti una conquista di cui vantarsi, ma un dono per cui ringraziare. La caratteristica del pensiero dei discepoli è di essere un ascolto della parola che convince al cammino, come la parola di Gesù ha convinto Pietro a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca. I discepoli credono in Gesù, accolgono la rivelazione di Gesù e in questa luce vedono la luce e vedono anche se stessi e gli altri nella luce di Dio.