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Venerdì santo

La Colletta per la Terra santa

Tra le prime testimonianze di carità, richieste a tutta la Chiesa, vi è quella della «Colletta per la Terra santa». S. Paolo la cita due volte. Il tradizionale obolo ed il pellegrinaggio trovano poi una congiunzione diretta. La diocesi di Milano - negli ultimi tre anni - ha aumentato la propria raccolta, confermando un trend in crescita. Le raccolte di fondi sono però integrazione ad un equilibrio che si regge sulla giustizia e sulla dignità.

14 Marzo 2016

Tra le prime testimonianze di un’azione misericordiosa, richiesta a tutta la Chiesa, vi è quella della «Colletta per la Terra santa». S. Paolo la cita due volte: in 1Cor e in 2Cor.

Il primo testo, in particolare, indirizza la pratica su binari precisi, atti a far emergere un rapporto affettivo di relazione e non di delega: il denaro sia raccolto con metodo e consegnato di persona. Supponendo quindi la necessità di un viaggio.

Per ogni credente, allora, l’attrazione per la terra delle origini ha una pedagogia che trova il proprio culmine nell’incontro diretto, in quella forma che chiamiamo pellegrinaggio. Ogni altra espressione è anticipazione/simbolo di quello.

La Colletta «Pro Terra Sancta»

La Santa Sede ha affidato ai Francescani, nel 1342, la custodia dei Luoghi santi. I Pontefici hanno sempre sostenuto i frati in ogni aspetto.

Paolo VI ha riordinato la materia in oggetto con l’Esortazione Apostolica “Nobis in animo” (1974). Il documento dispone che: in tutte le chiese una colletta abbia luogo il Venerdì Santo; la colletta dovrà essere consegnata al più vicino Commissariato di Terra Santa; la Congregazione per le Chiese Orientali dovrà adoperarsi per sostenere la Custodia di Terra santa e la gerarchia locale.

La Custodia ed il Patriarcato

Negli ultimi anni, l’80% delle collette ricevute dai Francescani sono state destinate ad opere pastorali e sociali e solo il 20% ai Santuari.

La Custodia riceve il 65% delle collette, mentre il restante 35% è destinato ad altre istituzioni che operano in Terra Santa.

Il territorio di impiego della Colletta copre Gerusalemme, Palestina e Israele; Giordania, Cipro, Siria, Libano, Egitto, Etiopia ed Eritrea, Turchia, Iran e Iraq.

Le attività del Patriarcato Latino sono sostenute dai Cavalieri del Santo Sepolcro e da altre istituzioni.

Principali uscite

Alla Colletta si ricorre per tre fondamentali segmenti di spesa. Nel 2015 per il culto, la vita ecclesiale e la promozione umana sono andati euro 1.895.524,04. Alla attività scolastica ed accademica sono stati riservati euro 2.362.360,00. Le emergenze sono state affrontate con euro 1.094.109,77.

La Chiesa di Milano

La diocesi di Milano, attraverso le sue 1100 parrocchie, ha raccolto per questa voce 121.293 euro (2013), 127.577 euro (2014), 134.593 (2015), confermando – in controtendenza col mondo – un trend in crescita.

Un affetto, quello della Chiesa milanese per la Terra santa, non occasionale o recente. Basti ricordare che nel centro della città, in quello che fu il Foro romano, sta lì – dagli inizi del Mille – la chiesa del Santo Sepolcro.

Sarebbe di particolare significato che i pellegrini ambrosiani che vanno in Terra santa – alla partenza o al rientro – facessero una tappa proprio in questo tempio locale. 

I pellegrinaggi

Nella logica richiamata in apertura, le raccolte di fondi devono restare una integrazione ad un equilibrio che si regge sulla giustizia e sulla dignità.

Sappiamo bene che la geografia e la storia di quei luoghi presentano nodi gordiani. Una semplice offerta quindi non tacita neppure la coscienza.

Per questo – alla domanda: come può un parroco aiutare la Colletta? – P. Ibrahim Faltas risponde in questo modo: «Sicuramente il primo gesto è di portare i pellegrini in Terra santa. (…) Si aiutano così moltissime persone che vivono di turismo religioso (…). Oggi abbiamo più di 2000 impiegati tra santuari, scuole, conventi, Case Nova, orfanotrofi, case per anziani, parrocchie. Mancando i pellegrini diventa difficile continuare a garantire il posto di lavoro a tutte queste persone».

“Ospitare i pellegrini” è il negativo fotografico del “farsi pellegrini”. Un’opera di misericordia da vivere non per frame, non in maniera frazionabile.