Uno sguardo al passato di Macao fa risaltare le peculiarità della Comunità Cristiana di Macao. Sono stati i Portoghesi, attorno alla metà del 16.mo secolo, a portare il Cattolicesimo in questo angolo di mondo.
Ovviamente, come in altri momenti della storia missionaria, la motivazione religiosa di quella che era allora una delle potenze europee, era mista ad interessi commerciali. Di conseguenza, l’insediamento portoghese a Macao divenne ben presto sia il centro degli scambi commerciali con il Celeste Impero che il punto di appoggio e il centro direttivo dell’approccio missionario alla Cina e all’intero Estremo Oriente. Tuttavia, se la cessione volontaria del territorio di Macao ai Portoghesi da parte della Cina permise un più intenso commercio tra l’Oriente e l’Occidente, l’impresa missionaria fu caratterizzata da maggiori difficoltà data la forte tradizione culturale cinese sviluppatasi ormai da millenni.
In ogni caso I missionari, a cominciare dai Gesuiti che furono i primi arrivati, si misero d’impegno a studiare la lingua e la civiltà cinesi.
A Macau venne fondato nel 1602 il Collegio San Paolo – di cui oggi rimane la sola facciata in pietra. Tale Collegio serviva come centro per la preparazione dei missionari per la missione in Cina. Sebbene orientati verso l’Impero Cinese, i missionari non trascurarono di sviluppare attività educative e pastorali nella stessa Macao.
Dopo alcuni anni, il territorio ebbe il suo primo vescovo, il portoghese Melchior Carneiro, con giurisdizione sull’intero Estremo Oriente e sul Sud-Est Asiatico. Un maggior numero di missionari venne a Macau, tra loro anche i Domenicani e gli Agostiniani. Un buon numero di chiese sorsero in diversi punti del territorio. La Chiesa di Macao e’ dunque ricca di tradizione e di impegno missionario (Macau ha conservato missioni in Cina, Malacca, Singapore fino alla metà di questo secolo e oltre). A questo va aggiunta la forte presenza nel campo educativo e dell’assistenza sociale (fino ad un decennio fa più del 90% delle scuole erano gestite dalla Diocesi o da congregazioni religiose).
Nonostante questo, oggi i cattolici sono solo una piccola minoranza: circa 20.000 su una popolazione di quasi mezzo milione, con un clero che conta pochissimi preti giovani, mentre il seminario ha dovuto chiudere i battenti alcuni anni orsono. A questo va aggiunto un laicato che non ha ancora trovato un’identità’ ben definita sia all’interno della compagine ecclesiale che nel contesto sociale.
Le ragioni di una tale situazione sono complesse, tra esse possono essere individuate il forte afflusso di rifugiati dalla Cina nei decenni ’40-’70 che ha superato di molto le possibilità delle forze pastorali locali; l’insufficiente assorbimento degli orientamenti del Vaticano II; la ritardata valorizzazione del clero locale; l’inadeguato coordinamento tra le forze vive – e a volte centrifughe – presenti nella Chiesa locale; l’insufficiente sviluppo di una vita ecclesiale animata da una spiritualità attenta ai cambiamenti in atto nell’ambiente sociale.
La ragione principale, tuttavia, può essere individuata nello stretto legame tra la chiesa locale e il governo coloniale. Tale legame si e’ sviluppato nel quadro giuridico del Protettorato, in forza del quale il Governo portoghese si faceva garante della protezione e della sovvenzione economica della Chiesa di Macao. Un tale rapporto ha arrecato molti benefici alla Chiesa ed e’ stato un elemento importante per quella sintesi culturale tra Est e Ovest avvenuta a Macau.
Tuttavia, agli occhi della maggioranza della popolazione ha reso la Chiesa molto identificata con il sistema coloniale, identificazione confermata dalla predominanza del clero portoghese fino a solo dieci anni fa. Questo non ha fatto che rafforzare la già forte convinzione di molti cinesi secondo la quale il Cristianesimo rimane fondamentalmente una religione straniera. Alla fine degli anni ’60, in occasione delle sommosse connesse alla Rivoluzione Culturale di Mao, tale convinzione assunse addirittura un’espressione violenta, quando le Guardie Rosse attaccarono il Vescovato.
Lungo i secoli la Chiesa di Macau ha trovato la sua ragion d’essere per lo più nel suo ruolo di guida della Chiesa Cattolica nell’ Estremo Oriente (Cina e Giappone in particolare). Con la drastica riduzione della sua giurisdizione (la Diocesi ormai non ha più alcuna missione alle sue dipendenze), l’arrivo di decine di migliaia di rifugiati e immigrati dalla Cina negli ultimi decenni e l’ incombente ritorno alla madrepatria, la Chiesa di Macau si trova ora a dover ridefinire la sua identità e il suo ruolo nella Macao del futuro. Ora i cattolici – sotto la guida pastorale di Dom Domingos Lam, primo vescovo Cinese dal 1989 – guardano di più alle sfide che il futuro presenta più che all’abbondante raccolto dei secoli passati.