Il cantiere dell’Iniziazione cristiana ha rappresentato una novità importante per la Chiesa ambrosiana, con la sua sperimentazione che ha coinvolto diverse parrocchie sparse nel territorio diocesano. Ne parliamo con monsignor Pierantonio Tremolada, Vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i sacramenti.
Monsignor Tremolada, da quale esigenza è nato il cantiere dell’Iniziazione cristiana?
Intanto stiamo parlando di una delle realtà più importanti di tutta la vita della Chiesa. Con la formula Iniziazione cristiana intendiamo infatti l’introduzione dei bambini e dei ragazzi nella vita cristiana, il loro accompagnamento nella fede durante il tempo della loro crescita. Questo accompagnamento avviene nelle loro comunità cristiane, in stretto e cordiale rapporto con i loro genitori. Gli anni dell’infanzia e della fanciullezza sono irripetibili e indimenticabili: come fare affinché i bambini e i ragazzi arrivino oggi a gustare la bellezza della fede, a vivere l’incontro con il mistero di Gesù, a sentire la gioia di appartenere alla Chiesa? Ci rendiamo ben conto che la situazione rispetto anche solo a pochi decenni fa è molto cambiata. Non possiamo più dare per scontato un patrimonio di tradizione che un tempo era naturale. Ecco, questa è l’esigenza che ha portato ad aprire il cantiere dell’Iniziazione cristiana.
Si è svolta anche una sperimentazione. In che cosa consisteva e quante parrocchie o Comunità pastorali ha coinvolto?
La sperimentazione nella nostra Diocesi ha preso avvio nel 2003 ed è durata fino al 2007. Le parrocchie che vi hanno partecipato sono state più di 150, la maggior parte delle quale si sono impegnate sul versante della cosiddetta “prima fase” dell’Iniziazione cristiana, cioè quella post-battesimale, da zero a sei anni. Altre, in numero più ristretto, hanno affrontato la seconda, cioè dai sei agli undici anni. Il punto fondamentale della sperimentazione ha riguardato la stessa esperienza di Iniziazione cristiana, quell’accompagnamento di cui s’è detto. Pensare gli anni dell’infanzia e della fanciullezza come a un tempo in cui i ragazzi crescono nella fede grazie a un’esperienza complessiva della vita cristiana fatta di ascolto della Parola di Dio, di educazione alla preghiera, di celebrazione dei sacramenti, di incontro con testimonianze forti, di aiuto offerto a chi ha bisogno, di reciproco fraterno sostegno. Ci rendiamo ben conto che non può tutto esaurirsi nell’ora di catechismo e anche la preparazione ai sacramenti va collocata nel quadro più ampio di una fede vissuta. Su tutto questo si è cercato di aprire strade nuove.
Quali sono le valutazioni del cammino percorso fino a oggi?
La valutazione è senz’altro positiva. Le strade nuove effettivamente sono state aperte e alcuni punti sono ormai acquisiti: per esempio che l’Iniziazione cristiana deve essere un cammino di introduzione all’intera vita cristiana, che il coinvolgimento degli adulti nel cammino di formazione alla fede dei ragazzi è indispensabile, che questo cammino dei bambini e dei ragazzi rappresenta un’occasione importantissima anche per i genitori, che si deve partire dalla celebrazione del Battesimo e che la celebrazione degli altri sacramenti deve collocarsi all’interno dell’intero cammino di Iniziazione cristiana.
L’appuntamento in Duomo di tutto il clero ambrosiano con l’Arcivescovo il prossimo 28 maggio sarà l’occasione per giungere a un approdo condiviso…
È così. Si tratta di far tesoro di tutto quanto è stato operato e di decidere su ciò che ancora era rimasto in sospeso o chiedeva una serena verifica. Mi preme sottolineare che le linee guida che hanno ispirato la sperimentazione verranno pienamente confermate. Dopo l’incontro di tutto il clero ambrosiano in Duomo con Arcivescovo sono previsti nelle singole zone pastorali degli incontri con catechisti e catechiste: sarà l’occasione per presentare anche a loro la proposta di Iniziazione cristiana e per dialogare. Sarà anche l’occasione per ringraziarli, perché davvero se lo meritano.