Nicoletta Vittadini insegna Sociologia della comunicazione e Teoria e analisi dei media digitali ed è coordinatore dell’Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo all’Università Cattolica. Risponde a un quesito di grande attualità: viviamo in una società social?
«Secondo il recente rapporto Censis, web 2.0, social network, miniaturizzazione dei dispositivi hardware e proliferazione delle connessioni mobili inaugurano l’era biomediatica, in cui diventa centrale la condivisione telematica delle biografie personali, dove l’individuo è il contenuto», risponde Vittadini.
Si parla di personal mass communication dove «siamo noi stessi a costruirci i nostri palinsesti multimediali personali, tagliati su misura in base alle nostre esigenze e preferenze. Noi stessi realizziamo di continuo contenuti digitali che, grazie a Internet, rendiamo disponibili in molti modi. La diffusione delle app per smartphone e il cloud computing rafforzano la centratura sull’individuo del sistema mediatico.
Le macchine diventano sempre più piccole e portatili, fino a costituire solo un’appendice della propria persona: un prolungamento che ne amplia le funzioni, ne potenzia le facoltà, ne facilita l’espressione e le relazioni». Il rischio è però l’approdo del «conformismo dell’informazione "fai da te". Si riducono i consumi di quotidiani, ma i portali web d’informazione generici sono utilizzati ormai da un terzo degli italiani (il 33% nel 2012).
La tendenza a personalizzare l’accesso alle fonti – sottolinea Vittadini – e la selezione dei contenuti comporta però il rischio che si crei su ogni desktop, telefonino o tablet un giornale composto solo dalle notizie che l’utente vuole conoscere. È il rischio del solipsismo di Internet: la rete come strumento nel quale si cercano le conferme di opinioni, gusti, preferenze che già si possiedono; il conformismo come risultato dell’autoreferenzialità dell’accesso alle fonti d’informazione».