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Il Figlio dell’uomo è vicino

Inaugurazione reparto sacerdoti della Fondazione Sacra Famiglia, Cesano Boscone - 16 febbraio 2024

16 Febbraio 2024

VIENE IN GIORNO IN CUI UNO DICE “BASTA!”

Ecco viene il giorno in cui uno dice: «Basta, basta!»
Basta essere qui seduto sulla carrozzina, vorrei correre!
«Basta, basta!»: basta essere vecchio, vorrei essere giovane!
«Basta, basta!»: basta dover chiedere di essere servito in tutto, vorrei cavarmela da solo!
Ecco viene il giorno in cui lo dice: «Qui non ce la faccio più».
E viene il giorno in cui anche l’operatore dice «Basta, basta!»
Ogni giorno le stesse cose, tutti i momenti tutti chiedono, tutti hanno bisogno, tutti hanno fretta… «Basta, basta!», non ce la faccio più!
E viene il giorno in cui anche quelli dell’amministrazione dicono: «Basta, basta!»
Qui non si riesce a far quadrare i conti, basta con tutta questa burocrazia che per fare una cosa ci vuole una cartella piena di carte… «Basta, basta!», non ce la faccio più!
E anche per i volontari viene il giorno in cui uno dice: «Basta, basta!»
Non ce la faccio più, sono troppo stanco, non ho voglia, non ci vado più!

 

DALLA TENEREZZA SI CAPISCE CHE VIENE IL SIGNORE

La prima lettura di oggi ci dice che il mondo intero è stanco e sembra dire basta. Ma ecco che il Vangelo dice: «Quando vedrete accadere tutte queste cose, sappiate che il Figlio dell’uomo è vicino». E quale paragone fa Gesù per dire che, in mezzo allo sconvolgimento del mondo, in mezzo alla stanchezza che scoraggia, ecco, il Figlio dell’uomo è vicino?
Gesù fa il paragone del ramo di fico e dice: «Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando il suo ramo diventa tenero, l’estate è vicina». Come il ramo di fico che diventa tenero, così si annuncia la presenza di Gesù: la tenerezza. Il gesto quotidiano, minimo, fatto bene che fa nascere un sorriso, un’amicizia, una dedizione.

 

LA CASA, LUOGO DELLA TENEREZZA

Le tre testimonianze che abbiamo ascoltato ci dicono come si annuncia la vicinanza del Figlio dell’uomo, di Gesù: attraverso la tenerezza della mamma verso il figlio, qualunque sia la sua condizione; la tenerezza dell’operatore verso coloro a cui presta il suo servizio; la tenerezza del volontario, del sorriso con cui incontra le persone che gli sono affidate.
La tenerezza, quindi, crea la Sacra Famiglia, che vuole essere una casa, dove le persone si sentono legate da un legame profondo, non solo da un bisogno, da un dovere o da un contratto, ma da un sentimento che dice: «Questa è la mia casa, e se non passo la mia vita in casa, mi sento come un vagabondo che non sa dove stare».
La casa è il luogo di tante fatiche, di momenti in cui ci si stanca, di momenti di rabbia anche, ma si capisce che è una casa dalla tenerezza con cui ci si aiuta, con cui si abita insieme. È questo che distingue la casa da un istituto, la casa da un ambiente di cura e riabilitazione dove conta solo quello che si fa, le ore di lavoro.

 

NELLA FATICA SI FA VEDERE LA SALVEZZA

In una casa, invece, abita la tenerezza. Perciò vorrei dire a tutti quelli che sono stanchi e hanno la tentazione di dire «Basta, basta!»: guardate, c’è un ramo di fico che sta diventando tenero, proprio lì, nella fatica, si fa vicino il Figlio dell’uomo, e viene a salvarci.
Dunque, siamo contenti oggi di essere qui, perché Gesù è vicino.
Mi direte: come fai a saperlo? Lo so, perché vedo i gesti di tenerezza. Perciò Gesù è vicino.
Che sia dunque una bella festa, una grande festa per tutta la casa.