«Il tema di quest’anno è il dono. In un momento di crisi anche a livello economico, è necessario recuperare l’importanza del dono materiale, ma non solo. Tutti nasciamo grazie a un dono e scopriamo di essere amati da Dio in modo gratuito. La vita sociale è far vedere che questo tema centrale per la fede in realtà costruisce anche la storia quotidiana, la vita di tutti i giorni». Monsignor Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, presenta così le quattro giornate che la Chiesa ambrosiana celebrerà nelle prossime settimane. Temi cruciali per la vita di ciascuno.
Partiamo dalla Festa dedicata alla famiglia il 27 gennaio…
Al centro sarà la famiglia con la sua capacità di essere un’organizzazione tenuta insieme dai doni che vengono ricevuti gli uni dagli altri. La si vuole declinare all’interno della coppia, tra le generazioni, verso la società, richiamando l’eredità dell’Incontro mondiale delle Famiglie e il magistero del Papa.
Poi la Giornata per la Vita il 3 febbraio…
Per questa Giornata riprendiamo il tema nazionale proposto dalla Cei, che sposta l’attenzione sulla crisi, ma contiene la questione del dono. C’è anche un richiamo esplicito nel messaggio: se vogliamo affrontare la vita – come diceva anche il cardinale Scola nel Te Deum di fine anno – dobbiamo essere capaci di costruire e se non costruiamo moriamo. Il miglior modo di costruire è di aprirci al futuro. Per cui, quello che è anche un compito legato alla fede, diventa uno sociale di prim’ordine: avere figli, generare il futuro della società, della storia e della fede.
Terzo appuntamento del 10 febbraio dedicato alla solidarietà…
Sul tema del lavoro ci sarebbe tantissimo da dire: di fronte a questo periodo di crisi l’Arcivescovo la notte di Natale ha incontrato i lavoratori del San Raffaele. Intendiamo mettere al centro della giornata ancora il Fondo Famiglia-Lavoro: con la seconda fase non è più semplicemente un aiuto economico, ma una volontà di aiutare a ricercare e a ritrovare il lavoro, che è un dono. Senza il lavoro manca una dimensione fondamentale all’uomo e allo stesso tempo, grazie a esso si costruisce il bene di tutti; realizzando se stesso si cambia la società.
La conclusione delle quattro giornate sarà l’11 febbraio, dedicata al malato…
Anche per la Giornata mondiale del malato abbiamo tenuto conto del materiale della Cei. Il tema è quello del Buon Samaritano e si intuisce sullo sfondo il tema del dono: quello che sa fare lui e non vedono gli altri. Per noi sarà ancora più significativo perché richiama il magistero del cardinale Martini, l’anno pastorale che aveva dedicato al Farsi prossimo. Riconoscere nella compassione del Samaritano il tratto, l’identità e la misericordia di Dio.
Le comunità cristiane come possono prepararsi per queste giornate?
Per esempio, per la Festa della famiglia cercando di non collocare soltanto gli anniversari o i bambini battezzati negli anni precedenti. Cioè che non sia la festa solo di “commemorazione”, ma di riflessione. L’idea è che le comunità utilizzino la giusta dimensione organizzativa perché non c’è giornata senza iniziative, per far riflettere sull’essenzialità del dono per costruire la società, oltre che per vivere la nostra fede. C’è bisogno di tornare a sentirsi responsabili degli altri. È il tema anche della Caritas in veritate: il Papa dice che l’amore di Dio si traduce a livello sociale nella responsabilità che noi sentiamo in prima persona verso gli altri, senza aspettare che ci sia subito il contraccambio, siamo noi che lo sentiamo proprio perché è il nostro modo di voler bene agli altri. Comunque sulle singole giornate le parrocchie riceveranno tutto il materiale, poi ogni comunità ha le sue tradizioni. Quello che ci sta a cuore è che sia un momento di riflessione e anche di spinta, le idee per aiutare la gente a ripartire.
Sempre con un’attenzione alle famiglie ferite…
Bisogna festeggiare la famiglia con la sua storia, fatta di momenti belli da ricordare, ma anche di ferite o di fatiche, di dolori da elaborare. Occorre che tutti vengano aiutati. Di dono in dono vuol dire anche tra famiglie: quelle che vivono momenti felici e che hanno anche tante energie possano sostenere le altre che stanno vivendo momenti di malattia, di separazione o di frattura. Da quel punto di vista, lo sguardo migliore è mettersi di fianco ai figli, ai bambini che sono il frutto del dono, che sono il futuro per il quale lavoriamo.