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Scuola

Il contributo dei credenti
per un’autentica “civitas”

A un incontro col direttore dell’Usr Colosio in occasione dell’inizio delle lezioni, il Vicario episcopale monsignor Tremolada ha portato il saluto dell’Arcivescovo

13 Settembre 2012

Nel corso di un incontro svoltosi oggi a Milano con Giuseppe Colosio, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico, monsignor Pierantonio Tremolada, Vicario episcopale per la Pastorale scolastica, ha portato il saluto dell’Arcivescovo – oltre che alle autorità presenti all’incontro – a dirigenti, insegnanti e studenti.

Dal riconoscimento dell’«importanza del compito educativo» e del «ruolo insostituibile» della scuola, la riflessione di Tremolada è passata alla consapevolezza che «occorre partire da un livello più profondo», da un passaggio fondamentale «dalla società alla civiltà, dalla urbs alla civitas», che presuppone «due realtà ben precise: il sapere illuminato e il retto agire». «Una società dove regnano l’ignoranza e l’ingiustizia precipita nella barbarie», ha rilevato Tremolada.

L’esperienza religiosa – il Vicario ne è convinto – contribuisce «in modo unico e irrinunciabile» all’edificazione di «una autentica civiltà». Tenuto conto del prossimo XVII centenario dell’Editto di Costantino – che «aprì la via all’opera del Cristianesimo nella storia» -, Tremolada ha ribadito come il Cristianesimo stesso abbia «realmente contribuito a fare di società, che si sono alternate nel corso dei secoli, delle vere civiltà». Guardando alle grandi cattedrali cristiane – che «lasciano intravedere tutta la forza e la bellezza di una esperienza religiosa capace di nobilitare l’umano» -, il pensiero è spaziato poi alla Gerusalemme dell’Apocalisse, «la socialità verso la quale l’umanità cammina e che sin d’ora si può costruire con l’aiuto di Dio».

Tocca ai credenti condividere con tutti gli uomini di buona volontà «il compito di fare della nostra società un’autentica civiltà». E un contributo «del tutto particolare» in questo senso giunge da quanti operano nella scuola, che devono sentirsi «sostenuti nell’opera educativa» di cui si sono fatti carico.