“Famiglia e lavoro per una società giusta” è il titolo della tavola rotonda, che si è tenuta sabato pomeriggio all’interno dei lavori del XXIX Congresso delle Acli di Milano Monza e Brianza. Non si poteva infatti non parlare di famiglia e lavoro proprio quest’anno, alla vigilia del VII Incontro Mondiale della famiglie. Monsignor Erminio De Scalzi aprendo la tavola rotonda ha ricordato che la famiglia è il fattore di sviluppo della società. «Credo proprio che sulla famiglia – ha detto – si giochi tanto del futuro del nostro Paese e anche della Chiesa. Infatti il bravo cristiano non è quello che si impegna solo nella parrocchia, ma quello che vive bene la quotidianità, la sponsalità». Qui infatti nasce la famiglia: «Si è bravi genitori tanto quanto bravi sposi». Oggi però la famiglia è l’ambito più colpito dalla crisi e nello stesso tempo quello che più capace di sostenere i propri membri nelle fatiche. In Italia però «la famiglia è una protagonista dimenticata – ha spiegato monsignor. De Scalzi -, basti guardare le politiche familiari».
Venendo poi al tema della tavola rotonda De Scalzi ha affermato che «lavoro e festa sono intimamente collegate con la vita della famiglia. Il lavoro è la condizione per rendere effettive le condizioni della fondazione della famiglia. Il lavoro può essere vissuto come una pena o come una grande espressione di sé. La festa invece è il tempo delle relazioni gratuite e libere, è il momento in cui l’uomo smette di essere soggetto di bisogni». De Scalzi ha concluso con un accenno al lavoro festivo, collegandosi idealmente a quanto sostenuto dal presidente Bottalico nella sua relazione: «Poter permettere a qualcuno di fare shopping la domenica – ha detto -, vuol dire privare qualcun altro del diritto al riposo e alla festa».
Di parlare invece di conciliazione tra famiglia e lavoro è spettato a Lorenza Rebuzzini, del Forum delle Famiglie. «Non si tratta di un tema solo di pari opportunità o di politiche del lavoro – ha premesso -, ma un tema di politiche familiari». Le politiche di conciliazione nel nostro Paese sono sempre state pensate in modo funzionale ad altri scopi, come quello per esempio di alleggerire il peso della cura dei bambini piccoli e degli anziani e non per promuovere benessere e un modo migliore di essere e fare famiglia. «È convinzione quindi del Forum – ha continuato la Rebuzzini – che la conciliazione tra famiglia e lavoro sia un tema che riguarda tutti gli attori: famiglie, aziende e parti sociali. Questo vuol dire rivedere l’organizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi della città. Vuol dire però anche passare dalla catalogazione delle buone prassi a una cultura condivisa che veda il benessere della famiglia come prioritario per la società».
Nel nostro Paese non esiste però un diritto alla conciliazione. Ecco perché da alcuni mesi il Forum delle Famiglie propone l’istituzione di un fondo paritetico per la conciliazione. «Non si tratta di una proposta che necessita di una legge – ha detto la rappresentante del Forum -, ma piuttosto di un accordo-quadro tra le parti. Questo Fondo attinge ai modelli di altri Paesi come la Germania e l’Olanda ed è sostanzialmente un sostegno al reddito nei periodi di aspettativa o nei quali il lavoratore deve assentarsi dal lavoro per potersi dedicare alla famiglia».
In questi anni però è la connessione tra famiglia e lavoro che è andata in crisi. «Abbiamo ereditato un modello dal Dopoguerra sul quale si è ricostruito e sviluppata l’Italia – ha affermato la sociologa Rosangela Lodigiani -: l’uomo che lavorava e la donna che si occupava della cura. Oggi questo modello non è più ripresentabile. È necessario che il binomio famiglia-lavoro diventi un trinomio: famiglia-lavoro-welfare. Senza un nuovo modello di sostegno alla famiglia e al lavoro non ci sarà sviluppo e non si uscirà dalla crisi».
Un esempio di come poter tornare a coniugare famiglia e lavoro è stato indicato da don Walter Magnoni, responsabile del Servizio per la Pastorale sociale e del Lavoro, che al termine della tavola rotonda ha richiamato ai delegati al Congresso la figura di Giuseppe Toniolo, «un laico che con il proprio lavoro seppe far crescere la Chiesa. Ciò che fece Toniolo può essere una lezione ancora valida per noi. La sfida oggi è infatti quella di testimoniare la bellezza della vita familiare e insieme di sostenere il lavoro e l’impresa».